mercoledì 6 maggio 2009

Egregio signor Penati

Egregio Signor Penati (o caro Filippo, come oggidì si usa),

vorrei rassicurarLa una volta per tutte: io, alle elezioni provinciali, non la voterò.
Guardi, non creda che la stia pigliando in giro; non tema che all'ultimo momento decida di tracciare una croce sul suo nome, Filippo Penati: non lo farò.
Anzi, per rassicurarLa ulteriormente Le significo che in quei giorni me ne andrò al mare o ai monti, così Ella stessa potrà verificare.
Tanto il Parlamento Europeo, nonostante il nome pomposo, dal punto di vista istituzionale non serve a nulla, dato che tutto in Europa viene deciso da Commissione e Consiglio, che sono di espressione governativa.
Quanto alle provincie, bé, lei sa meglio di me che se un giorno uno di quei dittatori centrafricani (quelli belli grossi, grassi, neri e con il fez leopardato, che vivono tra gli ori mentre fuori delle loro regge imperversa la fame e la malattia) dovesse trovare un modello per un ente assolutamente inutile da istituire per sistemare adeguatamente un familiare un po' tocco o un clientes di periferia, il modello italiano delle provincie sarebbe quasi perfetto. E con una piccola riforma, abolendo quelle potestà normative che danno alla provincia un ruolo (la più importante delle quali, se ben ricordo dal mio esame di diritto amministrativo, è la competenza esclusiva in tema di regolazione del traffico di greggi e armenti), queste sarebbero un mdello inarrivabile nell'Universo intiero di macchina elefantiaca e del tutto priva di scopo alcuno.

Quindi, signor Penati, si tranquillizzi: il mio voto non l'avrà: non si dia pena: glielo giuro.
Sono riuscito a convincerLa? Bene.
Ora, per cortesia, non insista nel cercare di convincermi su quanto io e Lei siamo lontani in tutti i sensi: credevo di avergliene già dato prova in precedenza; ma Lei, testardo, insiste.

Guardi, glielo assicuro: sono perfettamente convinto. Non c'è bisogno che mi venga anche a spammare sul blog, come ha fatto qui. Davvero.

Con immutata disistima,
M.Fisk

10 commenti:

Giacomo Cariello ha detto...

Ciao, volevo segnalarti che qui Adriano Sofri la pensa un po' diversamente sulla questione del Parlamento Europeo.

m.fisk ha detto...

Ti dirò che non concordo con il Sofri vecchio.
Sono perfettamente d'accordo con il fatto che persone capaci, rette, motivate e nobili d'animo possano dare il meglio di sé e contribuire alla crescita di un'Europa migliore all'interno del Parlamento Europeo.
Come sono certo che una persona retta e giusta possa dare lezioni di morale anche dalla cella di un carcere (e ciò indipendentemente dal fatto che nel passato abbia o meno commesso delitti, non è questo il punto).
Ma questo non significa che è nelle carceri che dobbiamo cercare i germi del risanamento morale della nostra Società, né che il Parlamento Europeo abbia ruoli istituzionali di qualche utilità.

Comunque Sofri ragionava sulla scelta delle candidature, fatta per escludere i migliori, non tanto sull'istituzione in sé

Tonino ha detto...

Questo lo hai certamente letto per conto tuo, ma mi sembra pertinente (da Quadernino):

«Un candidato alle europee, semmai, deve parlare dell’Europa. E la domanda giusta, secondo Gualtieri, è questa: “Come mai oggi, mentre in tutto il mondo, dopo anni di dileggio, si rivaluta il modello sociale europeo, proprio le forze che quel modello hanno costruito e interpretato, e cioè le forze progressiste, si trovano in tale difficoltà, elettorale e politica, in Italia e non solo in Italia?”. Si potrebbe rispondere che in questi anni c’è stata l’egemonia neoconservatrice, ma per Gualtieri non è una risposta sufficiente. “Negli anni 90 la sinistra era al governo in quasi tutti i paesi europei e aveva appena contribuito in misura determinante a quel processo di unificazione che è ormai unanimemente considerato un baluardo fondamentale contro la crisi”.»

.mau. ha detto...

non è un po' affettato scrivere provincie, come nella fu Cariplo?
(sull'Europarlamento, mi pare che oggi come oggi conti più del Parlamento Italiano. Sarà stato un sorpasso in discesa, ma tant'è)

m.fisk ha detto...

@.mau.: provincia è una di quelle parole che quando devi scrivere al plurale ti viene sempre il dubbio; o l'ho buttata lì di getto certo che province fosse sbagliato, sulla falsariga di camicia; ma mi accorgo su Treccani e Garzanti che sono corrette entrambe le forme (e se me lo fai notare, si vede che province è molto più comune.
Devo confessare, invece, che mentre scrivevo il posto sono andato a controllare regge, che non mi convinceva per nulla ed invece è proprio così, senza i.
Quanto all'osservazione sui due parlamenti, ammetto che hai ragione. Ma per fare l'attimo della serietà, precisiamo che in Europa è il Parlamento a non contare una fava, mentre in Italia sono i parlamentari (e, con essi, l'istituzione nella quale sono stati spediti).

.mau. ha detto...

[OT completo]
Tecnicamente a scuola negli ultimi cinquant'anni ti insegnano che il plurale delle parole in -cia e -gia perde la i se la lettera precedente è una consonante e la mantiene se è una vocale: quindi province, ciliegie.
Cent'anni fa, però, la regola non c'era: o meglio, il plurale manteneva la i se la parola latina era in -cia/-gia, altrimenti la perdeva. Quindi da provincia,-ae si aveva provincie, e da cerasus, -i si faceva ciliege, come da titolo del libro postumo di quella spaccaciliegie della Fallaci.

Queste sono cose che uno può sempre rivendersi in giro facendo un figurone ;-)

m.fisk ha detto...

Ecco, bravo; ciliegie è un'altra di quelle parole che scriverei d'istinto ciliege, e quindi errate (vi è che Treccani e Garzanti danno comunque ammissibili ambo le forme).
Si vede che la mia maestra delle elementari (che peraltro era all'ultimo ciclo, quindi probabilmente era stata scolaretta durante la Grande Guerra) era ancora legata alla regola antica.

Anonimo ha detto...

Belin, mi basta un pomeriggio di riunioni a scuola e mi sono perso il dibattito sulle provincie e le province in cui sono uno specialista... e .mau. mi ha fregato tutto il repertorio erudito di cui amo fare sfoggio. Una volta che potevo commentarti qualcosa di intelligiente.

m.fisk ha detto...

Mi sembrava strano, infatti, che non avessi preso parola.
Però ho appena scritto un posticino nuovo nuovo ricco di congiunzioni: potresti classificarle per il nostro pubblico (imperocché, ad esempio, che è?)

m.fisk ha detto...

In questo momento Nichita, che sta scrivendo il suo temino, mi ha chiesto se si debba scrivere valige o valigie.
Ed io, naturalmente, gli ho dato una dottissima spiegazione.
Grazie mille ;-)

 

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