mercoledì 18 febbraio 2009

Testamento biologico

Non si sorprenderanno i miei affezionati lettori nell'apprendere che aderisco all'appello di Ignazio Marino a favore di una legge sul testamento biologico che "confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie".
A tal punto, aderisco, che in questi giorni mi sono chiesto se avrei aderito anche all'eventuale proposta di referendum abrogativo laddove questa fosse stata presentata.

Rammentavo certo di aver scritto della mia contrarietà all'istituto del referendum allorquando una simile eventualità era stata proposta da Di Pietro sul Lodo Alfano; ma mi sono chiesto se tale posizione non meritasse di essere rivista in relazione a materie che riguardano la sfera delle libertà civili individuali, in linea peraltro con la buona tradizione dei referenda su divorzio e aborto degli anni '70 e primi '80: quando i Radicali facevano cosa di sinistra, insomma.
Poi sono andato a rileggermi quanto avevo scritto qui e mi sono accorto che le mie ragioni espresse pochi mesi fa valgono (almeno ciò è quanto io ravviso) anche ora e su questo tema.
Parlare di diritto alla vita o alla morte rende certamente la causa molto più nobile che parlare di galera, e perfino di galera per il PresConsMin; ma ciò non toglie il problema strutturale derivante dalla sovrapposizione di astensionismo fisiologico e astensionismo orientato al non-raggiungimento del quorum: il che ha come effetto non solo una artificiosa amplificazione dei fautori del "no" a qualsiasi proposta abrogativa ma anche, e soprattutto, una presunzione di orientamento contrario da parte della maggioranza del corpo elettorale che va ad inficiare qualunque successivo dibattito sul tema.
La batosta subita da coloro che ritenevano di dover cambiare la legge sulla procreazione assistita tramite referendum comporta che oggi sia praticamente impossibile rimettere in discussione i fondamenti di tale norma (e non solo perché oggi al Governo c'è la stessa maggioranza che ebbe ad approvarla a suo tempo).
Del resto, se ci pensiamo bene, il successo ai referendum su divorzio e aborto fu un successo dei NO, non dei SI'. Il vero successo fu l'approvazione delle leggi su divorzio e aborto, non la loro abrogazione.
E' quindi più che mai importante firmare adesso la petizione di Marino e partecipare a ogni iniziativa che vada in tale direzione, sperando (ma sappiamo già quanto conto ci si possa fare) che ciò possa in qualche misura orientare il dibattito parlamentare.
Altrimenti, possiamo sempre aspettare delle elezioni in cui cambi la maggioranza...

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