lunedì 9 febbraio 2009

Regole /2

Prescindendo dalla circostanza che uno possa o meno condividere l'analisi del post precedente, mi sembra necessario ora chiarire il perché profondo, di questa mia impuntatura sul rispetto delle regole.

Il primo motivo è preso detto: malgrado il presidente Napolitano goda di ottima salute, non possiamo nasconderci che si tratta di una persona di 83 anni, che alla scadenza naturale del mandato ne avrà 88. Se come tutti auguriamo egli godrà ancora di vita lunga e prosperosa, è probabile che, come in casi passati e specificamente nel 2006, il nuovo presidente sarà eletto nel 2013 dalle nuove Camere appena elette. E' possibile che in tali Camere la maggioranza sarà non di destra: del resto non c'è alcuna legge fisica che impedisca che la mia tastiera si vaporizzi istantaneamente: secondo il secondo principio della termidinamica ciò è possibilissimo, solo molto improbabile.
Qualora invece al Presidente dovesse venire qualche malanno prima del 2013, il nuovo Presidente sarebbe eletto dalle Camere attuali.
In ambo i casi, la probabilità che il nuovo Presidente sia il Cavalier Silvio Berlusconi è -come dire- elevata.

E' pure sommamente improbabile che il nuovo PresConsMin, l'onorevole Gasparri, si trovi mai in situazioni di conflitto con il PresRep, che gli passerà le veline da sottoporgli per la firma.
Ma, ipotizzando per assurdo che a seguito di una improvvisa mutazione genetica del popolo italiano si scateni una mezza rivoluzione e vada al potere un bolscevico, tipo Enrico Letta, bé, allora desidererei che le competenze fossero ben definite e che quel comunista potesse esercitare il suo potere controllato, ma non diretto, dal Cavalier Berlusconi.
Ogni forzatura delle regole crea un precedente che si ritorce contro chi l'ha esercitata: ricordate l'improvvida idea del Governo Prodi, di fare quel pateracchio di semiriforma costituzionale "federalista" a maggioranza, negli ultimi giorni del suo governo? Non raccolse un solo voto in più, alle elezioni; non servì a nulla, la riforma; in compenso da allora qualunque forzatura a maggioranza della Costituzione si trova sdoganata. Berl risultato, niente da dire.

Il secondo motivo è un po' più complesso.
Il sistema delle regole, il Diritto, è un po' come un reticolo sul quale si attaccano i contenuti. Il Diritto non deve specificare quali sono i contenuti, ma come funzionano le relazioni tra i medesimi e quali sono i limiti.
Dal punto di vista del Diritto, è lecita una presa di posizione nel merito se nell'organizzazione del sistema il merito va contro una norma di grado anteriore. Così, una legge che abolisse il voto per le donne sarebbe attaccabile, nel merito, in quanto contraria ai principi costituzionali che hanno forza superiore.
Ma se non c'è il cappello della Costituzione, allora la critica al merito delle leggi deve essere politica, non giuridica.
La responsabilità di una legge ingiusta non è dei giudici ordinari o della Corte Costituzionale e neppure del Presidente della Repubblica. La responsabilità di una legge ingiusta è del Parlamento, in via immediata; ma il Parlamento è solo un mandatario del Popolo che lo elegge.
La responsabilità di una legge ingiusta quindi è del Popolo ialiano; e finché tenderemo a delegare al Diritto la responsabilità di mettere una pezza alle porcate che si fanno a Montecitorio e a Palazzo Madama, continueremo ad obliterare il fatto che in quelle aule siedono un migliaio di persone la cui maggioranza rappresenta la maggioranza degli italiani, ci piaccia o meno.
La subalternità dello Stato alla Chiesa non è stata conquistata dal Vaticano a colpi di cannone: sono gli Italiani che hanno premiato Casini e punito Boselli (l'unico che alle scorse elezioni si sia presentato sotto la bandiera della laicità dello Stato, e che ha preso una bastonata sonorissima).
Se questo è uno stato clerical-fascista ciò non deriva dal fatto che le regole sono sbagliate, o che le regole sono giuste ma non vengono applicate. Se questo è uno Stato clerical-fascista dipende dal fatto che gli italiani sono un popolo che sta diventando sempre più clerical-fascista.

I nostri parlamentari pensano che si possa costringere la signora Englaro a vivere, e contemporaneamente allontanano dalle cure un padre immigrato, che prima di portare in ospedale un figlio gravemente sofferente deve porsi il dubbio se ne potrà o meno uscire libero o sarà trasportato in un lagerCPT.
Ma i nostri parlamentari, bene o male, sono solo lo specchio dei nostri concittadini. E se sul caso Englaro è possibile che la maggioranza del Paese la pensi diversamente dalla maggioranza del Palazzo, sul caso delle cure ai clandestini la maggioranza del Paese la pensa esattamente come la maggioranza del Palazzo.

E' per questo che non dobbiamo richiamarci alle regole, ma al merito delle cose: per renderci conto che il Palazzo fa schifo, ma se a decidere dovesse essere non l'aula, ma il vagone della metropolitana sul quale state viaggiando, bé il risultato forse sarebbe il medesimo, e probabilmente sarebbe ancora peggiore.

E' per questo che vado al lavoro in bici ;-)!

1 commento:

Mog ha detto...

E al di là della forma e della sostanza, allora, che vogliamo fare?
Si sa che i saggi a questo mondo sono di meno, è una legge di natura.

 

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