martedì 24 febbraio 2009

Le ultime parole famose


Non posso certo invidiare il nuovo segretario del PD, che il primo giorno di lavoro già si trova una grana, e bella grossa.
Certo, fa specie vedere che a distanza di pochi giorni le dichiarazioni rilasciate all'indomani dell'avvicendamento di Ignazio Marino siano utili solo per incartare il pesce.
Ma la domanda che mi pongo è un'altra: che diavolo spera di ottenere Rutelli? E' ovvio che non potrà mai trasformare il PD nell'UDC di Buttiglione (dico Buttiglione perché Casini è già più avanti di lui sulla strada della modernità). Per quanto, come scrivevo ieri, il sistema maggioritario amplifichi la forza ricattatoriacontrattuale dei soggetti contigui al centro (Binetti, ad esempio) è chiaro che tale forza non può essere utilizzata per trascinare un partito intero, ma al più solo per condizionarne alcune scelte (in tal senso prego coloro che hanno commentato criticamente il mio post di fare un'ulteriore riflessione su queste dinamiche).
Ma Rutelli è ormai del tutto isolato dentro quello scatolone chiamato partito, e quindi l'unica logica spiegazione a questa accelerazione è che stia cercando di serrare le fila di alcuni seguaci per portarseli dietro nella nuova casa degli italiani di centro e d'oltre Tevere.
Mi domando se sia saggio il suo comportamento: se cioé rompere il giocattolo costruito anche da lui possa davvero giovergli un giorno, o se al contrario gli farà rimanere addosso un marchio d'infamia. Io sono più propenso alla seconda che ho detto, non foss'altro perché nella mia vita lavorativa ho cambiato tanti incarichi ma non ho mai fatto o detto niente contro i precedenti colleghi, e ciò mi è servito tantissimo, nel corso del tempo, in quanto quei moedesimi colleghi quando ho avuto bisogno non mi hanno lesinato il loro appoggio.
Ma quello che mi domando con ancora più curiosità è cosa diavolo aspetti il resto del PD a cacciare via lui e i suoi venti accoliti. Hanno paura della scissione? Hanno paura di perdere venti parlamentari e un tre percento di voti?
Forse non si rendono conto che nei rapporti di forza che ci sono oggi alla Camera e al Senato, venti parlamentari contano come due o duecento, dato che la destrà ha comunque da sola una schiacciante maggioranza.
E forse non si rendono conto che per tenere quel tre percento ne hanno già perso un dieci abbondante; e continuano a perderne giorno dopo giorno (il che, si badi, mi farebbe un immenso piacere, se solo a sinistra ci si riuscisse a mettere d'accordo per una forza che riuscisse a intercettarli, quei voti perduti).

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