martedì 1 settembre 2009

Facebook e gli zebedei

Credevo di aver cancellato permanentemente il mio account su Facebook: avevo seguito le istruzioni, fatto la richiesta, confermato che proprio lo volevo fare. Avevo anche risposto all'accorata domanda che mi chiedeva perché mai lo volessi fare: avevo detto che di quel servizio non me ne frega un cazzo e che lo ritenevo la cosa più inutile del mondo.
Ero sereno.

Poc'anzi, seguendo un link del grande Oracolo, sono capitato su una fumosa dichiarazione del senatore Stefano Pedica, oggetto del mio precedente post. L'ho seguita e sono capitato su una pagina di Facebook.
Il mio browser si è messo a dialogare con il loro server, che deve avergli richiesto le credenziali memorizzate e lui, ligio, gliele ha trasmesse: cosa che nel resto del mondo internettaro non ha alcun effetto, quando un account non esiste più.
Be', dopo pochi secondi mi si apre una pagina che tutta festosa mi dice che il mio account è stato riattivato, e che zuckercoso è tanto tanto contento di rivedermi.
Io ero certo di aver chiesto la cancellazione, del mio account, non la disattivazione; ma mi rimane un frustolo di dubbio.

Decido comunque di studiarmi bene la cosa, e finalmente capito su una pagina che promette di cancellare tutto. Mi chiede la password e la compilazione di un captcha: anzi per la precisione un reCAPTCHA, quelle immagini sul tipo illustrato qui a fianco, che contengono due parole scansionate che bisogna riconoscere.
Peccato che la pagina si ricarichi ogni due secondi, rendendo virtualmente impossibile la compilazione del modulo per chi non sia un dattilografo certificato.
I miei zebedei stanno frullando come le pale dell'elicottero sul quale spero che il nume di Facebook abbia a salire il medesimo giorno in cui i bulloni delle eliche avranno a svitarsi improvvisamente; tuttavia, sapendo come funziona quel sistema e che pertanto basta inserire solo la parola leggibile, scrivendo qualcosa a caso per l'altra parola, riesco a superare il test dopo qualche tentativo.
A questo punto dovrei essermi meritato almeno un cinque o sei livelli di GioconeFF; ma non basta. Mi viene detto infatti che la mia richiesta di cancellazione è stata accodata, e verrà eseguita tra 14 giorni, salvo che nel frattempo putacaso io non mi ricolleghi di nuovo al sito, il che comporterà l'automatica cancellazione della richiesta di cancellazione.
Se fossi a casa mia, aggiungerei una bella riga "www.facebook.com 127.0.0.1" al mio hosts, ma dal lavoro passo da un proxy: e quindi vai a cancellare cookies, credenziali cachate e ad immaginarsi quali ulteriori diavolerie si potranno inventare per tenermi legati a sé, quei signori.
Che avranno bisogno di tutti gli utili che riescono a fare, in queste due settimane, per pagarsi le costosissime cure per le brutte malattie che si svilupperanno a breve nei loro organi vitali.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Al lavoro puoi mettere facebook nelle eccezioni al proxy e mettere nel file host il 127.eccetera.

Paolo Attivissimo deve aver parlato della cosa, se non ricordo male.
ciao
nicola.

Ipazia Sognatrice ha detto...

Facebook non ti mollerà mai mai maimaimaimaimaimai....

ECO: mai mai mai maimaimaimaiaiaiaaii

m.fisk ha detto...

@nicola: sì, è corretto, ammesso di avere la disponibilità della configurazione delle eccezioni, e/o che le medesime non vengano rinfrescate a ciascun avvio.
Peraltro, proprio per spaccare il capello in otto, configurare il browser in modo che un dato sito non transiti dal proxy renderebbe inutile la modifica del file hosts, dato che -perlomeno nella mia configurazione di rete- non è possibile generare traffico verso l'esterno se non transitando da lì.

m.fisk ha detto...

@Ipazia: del resto tu stai ancora dietro a roba di duemila e rotti anni fa, no? ;-)

Giacomo Cariello ha detto...

Ho notato che su Facebook c'è un gruppo "Quelli che sono anni che tentano di disiscriversi" :D

 

legalese
Il contenuto di questo sito è rilasciato con la seguente licenza:
- ognuno può farne quel che gli pare
- l'eventuale citazione del nome dell'autore e/o del blog è lasciata alla buona educazione di ciascuno