mercoledì 20 giugno 2012

Coerenza trifasica

Marco Travaglio (l'uomo dalla memoria prodigiosa, colui che nel 2006* rammenta sul blog di beppegrillo(tm) che un tale nei primi anni 90 fu preso con le mani nel sacco di una brutta quanto miserevole vicenda di mazzette, scampò all’arresto solo per un grave incidente stradale, dovette dimettersi facendo cadere la giunta e alla fine patteggiò poi la pena per finanziamento illecito), oggi si chiede a proposito della sua non-intervista a beppegrillo(tm), quali domande avrebbe dovuto fare:
Più domande sul caso Tavolazzi? Più domande su Casaleggio? L’ennesima ricostruzione di un tragico incidente d’auto di venti e più anni fa? E magari anche di quella volta che Grillo copiò un compito a scuola o fregò la merendina al compagno di banco?



* non è che l'abbia fatto solo una volta; è il primo link che ho trovato.

Lupi intraprendenti

Riccardo Luna (l'ex direttore de Il Romanista) ci propina oggi su Repubblica un articolo talmente intriso dei più corrivi luoghi comuni che io vi consiglio caldamente di non leggere, se non volete rimanere impaniati.
Il grafico pubblicitario che si compra un computer (un iMac, ché se avesse preso una macchina con su windows l'umanità ancora starebbe aspettando la grande scoperta) e ti inventa la plastica completamente biodegradabile; e a chilometro zero, perdipiù, così anche Carlino Petrini è contento.
E senza soldi dalle banche, che altrimenti quelli di Occupyqualchecosa si mettevano di traverso.

Zang Tumb delle nascite

Noi, che siamo uomini (nel senso di maschi) abbiamo finora pensato che in Italia si facessero pochi figli perché le istituzioni funzionano di merda, perché i figli costano uno sproposito e quando hai bisogno nessuno ti aiuta, perché se non hai almeno un paio di nonni vicini rischi di passare una dozzina d'anni alla fine dei quali i genitori saranno stremati e poveri, perché chi vivacchia di contratti precari rinnovati di trimestre in trimestre se ha un po' di testa sulle spalle non prende impegni neppure per i prossimi nove mesi (figuriamoci per i prossimi 25 anni) etc. etc. etc.

Ma noi siamo uomini (nel senso di maschi) e quindi coglioni. Lea Melandri, che è uoma (nel senso di donna) ci spiega che i figli non si fanno perché nell’era del postmoderno – del “post” di tutto- nessuno fa più caso ai sentimenti.
«le ricadute di quella che è stata finora la divisione di ruoli e di potere tra un sesso e l’altro: confinamento della donna in figura idealizzata e al medesimo tempo svilita di moglie e madre, che attende da altri il suo completamento e il senso della propria vita; restrizione dei confini del mondo al rapporto duale col figlio/a; sacrificio di sé per la crescita e il benessere dell’individualità altrui; trasformazione dell’amore in possesso, della cura in dipendenza perenne di chi la riceve.»
«prolungamento di un vissuto infantile di unità a due, dipendenza da una figura materna creata dal desiderio di un uomo figlio e tenuta sotto il dominio di una società di padri»
«dicono ciò che è rimasto finora indicibile della originaria indistinzione e della successiva vicinanza, dai tratti fusionali, nella relazione madre-figlio/a; esprimono senza infingimenti il loro desiderio di avere interessi , passioni, tempi propri»

martedì 19 giugno 2012

Del perché i comunisti da grandi sembrano diventare reazionari

Un mio caro amico mi fa a volte notare che l'essere stato studente non dà sufficienti competenze per parlare di scuola (così come mettere la moka sul fuoco la mattina non abilita a pontificare sulla gestione delle reti di distribuzione del metano): quindi dovrei tacermi ma non lo faccio.

Volutamente non ho parlato di un post della Zanardo nel quale la fu candidata della Società civile al CdA della Rai affermava che fino ai 15 anni gli alunni non vanno bocciati. Giusto per vostra curiosità, vi confesso di aver scritto e poi cancellato ben tre post al riguardo, ma poi mi sono detto che alla fine chissenefrega, e poi io mica ci ho un pianeta con la suddetta, che ho già perculato fin troppo.

Oggi però sul Fatto (sempre lì!) compare un altro post di tale Alex Corlazzoli, il quale afferma la medesima cosa.
La situazione della scuola italiana non ci permette di poter ritenere utile dal punto di vista didattico e non solo, la bocciatura di un bambino della scuola primaria. Per poter usare questo estremo strumento dovremmo avere una scuola che assicura la continuità didattica, che garantisce ore di compresenza, che dedica maggior tempo al rapporto con la famiglia e i servizi sociali, che punta all’equità nei ragazzi.
vale a dire: «se la scuola fosse perfetta la bocciatura potremmo prenderla in considerazione, ma siccome fa schifo allora non bocciamo nessuno». Notate poi quel e non solo, che richiama un'osservazione fatta poco sopra:
Il ritardo di un anno a entrare nel mondo del lavoro, infatti, comporta un aggravio al sistema economico di una nazione”. Ogni bocciatura costa in media tra 10.000 e 15.000 dollari all’anno allo Stato (in Italia si parla di circa 8.000 euro)
Dunque il nostra insegnante afferma: dato che la scuola fa schifo, e il Paese sta con le pezze al culo, allora meglio promuovere tutti così vanno a lavorare presto e non dissanguano le casse dello Stato.

E' una prospettiva che certo può andare bene per un insegnante, che forse (ma qui è che io son malizioso) vede anche un altro problema nel bocciare: più ragazzi si bocciano più le classi si affollano e più fatica si fa nel proprio lavoro.
Per giustificare il rifiuto della bocciatura l'argomento, sia della Zanardo che del Corlazzoli, è il medesimo: non è colpa dell'alunno. «Aida lavora come cameriera in centro città, vive sola con la figlia di 11 anni che frequenta una scuola in zona. Abitano lontanissimo, la ragazzina è intelligente ha solo bisogno di un po’ di comprensione: bocciata», dice la Zanardo rattenendo la lagrimuccia. «Può essere che abbia problemi in famiglia o forse ne ha avuti a scuola con i compagni, magari a causa di qualche bullo», risponde il Corlazzoli, e via così in corrispondenza di pietosi sensi.
Ma di chi la colpa, allora? Semplice, della scuola e di chi l'ha distrutta! «La scuola ha fatto tutto il possibile per questi ragazzi? Ha messo a disposizione ore di compresenze? Ha davvero applicato l’art.3 della Costituzione, rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana»; «E dunque una scuola deve accogliere, far crescere e accudire oltre che educare, almeno fino ai 15 anni. La valutazione sulle performance non la fanno più nemmeno le aziende, che hanno capito che ci vuole anche altro. Diciamo invece che la scuola è stata fatta a pezzi, che i tagli stanno dando i risultati che vediamo.»

Proviamo a vedere le cose da un altro punto di vista. Abbiamo due bei bambini, Lorella e Alex, che vanno male a scuola. Diciamo anzi che per un intero anno, in seconda media o in quarta elementare, non hanno fatto una beata cippa di nulla.
Lorella vive con la madre, vedova (il marito, tornitore, è morto investito da un pirata della strada), cassiera dell'Esselunga che lavora a venti chilometri da casa per 900 euri al mese, e sopravvive con i pacchi alimentari della parrocchia e qualche mancia allungatale dai genitori che risparmiano i centesimi sulla pensione. La madre di Lorella è in cura presso i servizi di igiene mentale per una grave depressione, ma riesce lo stesso a lavorare e nutrire la figlia, nulla più; e la figlia per reazione alla situazione di merda nella quale vive non fa nulla di nulla se non guardare Amici in TV.

Alex vive con la madre, separata, in una villetta del trevigiano. Il padre, piccolo industriale, se n'è andato da un paio d'anni con una russa, si fa vedere una volta al mese con un po' di pacchi di giocattoli e un assegnone per il mantenimento, ma sostanzialmente se ne frega del figlio, specie ora che gliene è nata un'altra dalla russa. La madre, già cocainomane e poi alcolista, passa da un ganzo all'altro, tutti almeno di quindici anni più giovani di lei; e lei allunga loro delle belle banconotone verdi e gialle, tanto ha un conto cifrato in Isvizzera dove il padre aveva esportato qualche decina di miliardi di lirette negli anni d'oro. Alex, per reazione alla situazione di merda nella quale vive, non fa nulla di nulla se non guardare Amici in TV.

E' avidente che né Alex né Lorella hanno alcuna colpa del fatto di vivere nelle famiglie in cui vivono. Possiamo avere più simpatia e comprensione umana per la mamma di Lorella o per la mamma di Alex, ma certo nessuno può pensare che i figli partecipino delle loro colpe.
Alex e Lorella vengono promossi, dato che non sanno nulla ma non è colpa loro. Entrambi arrivano in quinta elementare (o in terza media) ed entrambi non hanno la preparazione minima necessaria per seguire il programma (non Amici: quello scolastico). Diciamo chiaramente che non ci capiscono niente. Certo, in Isvezia o in Canada Lorella e Alex sarebbero seguiti da insegnanti di sostegno e avrebbero a disposizione corsi di ripetizione e ore di compresenza, ma i due pargoli hanno avuto la sfiga di nascere in Italia, e quindi ciccia: non hanno nessuna di queste opportunità, e questa nel nostro ragionamento è una costante assegnata, non una variabile dipendente.
Alex e Lorella iniziano il nuovo anno scolastico senza sapere una fava, e senza neppur capire quello si dice in classe. A un certo punto le rispettive madri vengono convocate a scuola, e vien detto loro che anche quell'anno i ragazzi sono in difficoltà (che scoperta!) e che la famiglia deve star loro più vicino. Con la preparazione che hanno ora non possono andare avanti: bisogna che recuperino le basi, altrimenti non sono in grado di trarre alcun profitto.
Già, le basi! Le basi che quegli stessi insegnanti insegnano ancora quotidianamente, ma nella classe precedente, quella che Alex e Lorella avrebbero potuto frequentare se fossero stati bocciati; tuttavia, essendo stati promossi nella classe che frequentano ora, quelle basi sono date per scontate (la promozione ha certificato che sono acquisite) anche se in effetti scontate non sono.
La madre di Alex fa il giro delle amiche, per ciascuna materia prende un ragazzo che faccia ripetizioni al pupo, che è intelligente (i suoi problemi derivano solo dalla vita di merda che fa in famiglia), e si riprende, fino alla sufficienza e anzi alla media del sette. Non che gliene freghi granché, dato che da grande avrà da scegliere tra la fabbrichetta del padre e quella dello zio materno, di cui ha ereditato una quota.
La madre di Lorella cerca di aiutare la figlia la sera dopo cena, quando al supermercato non ha il turno che finisce alle 21. Lorella ce la fa appena appena, e pur essendo ancora insufficiente viene buttata fuori dalla scuola dell'obbligo con voti di consiglio e la media del sei. Adesso non le resta che trovare un lavoro ma, sorpresa!, Lorella scopre che con la sua sfiga da scuola l'hanno buttata fuori per pietà, ma con la sua preparazione non c'è nessuno che l'assuma per pietà.

Auguri, Lorella.

Sic transit





Ora che sembra definitivamente tramontata la candidatura di quel patto di genere che da qualche mese si compatta ogni volta che c’è da schierarsi in nome delle donne, una vera e propria mobilitazione che, al di là dei frutti è stata la prima prova generale di democrazia e trasparenza della Rete; ora che la goccia ha portato la luce nelle oscure caverne delle nomine e delle spartizioni politiche; ora che la candidatura ha chiarito la profondità dell’enorme desiderio di partecipazione e ha delineato il profilo di un’idea diversa e più piena di cittadinanza, ci resta una domanda.

Quanto ci vorrà perché la Mandria della Rete dimentichi che non appena si abbandonano schermo e tastiera, e si scende dal prestinaio, le opinioni e le petizioni scambiate su Internet hanno sulla nostra società l'effetto di un rimedio omeopatico a trenta diluizioni?
Sarà stata sufficiente questa scoppola per obbligare a una sana resipiscenza quelli che ancora pensano che con Twitter si scalzino i governi e si ricostruiscano le case abbattute?
Probabilmente no. Oggi, se ben comprendo come gira il fumo, è la giornata di #save194, altra solenne puttanata che, montando dal nulla un caso inesistente, farà sì che domani tutti coloro che hanno twittato quegli otto caratteri possano sentirsi un po' salvatori della patria, rafforzando la loro convinzione di contare qualcosa più di zero.

lunedì 18 giugno 2012

Tre mesi di vacanza (son soddisfazioni)


Il governo legge il mio blog.

venerdì 15 giugno 2012

Competitività internazionale

Il candidato analizzi la fotografia e dimostri come e qualmente il vero problema che tiene lontani gli investitori stranieri dall'Italia è quel cazzo di articolo 18, che se non ci fosse quello arriverebbero tutti a frotte a mettere palettate di soldi nelle infrastrutture del nostro bello e sano Paese, cosa che adesso gli stranieri non fanno perché è difficile licenziare quei fannulloni di lavoratori una volta che te li sei presi in carico.

Il bacio della morte


Giornalismo anglosassone


Sul web in un mese e mezzo ha ricevuto oltre 1200 preferenze. Nello stallo delle nomine del Cda Rai, Lorella Zanardo sembra quella che meglio riesce a muovere le acque. Una corpo a corpo web e tv in cui il web si fa terreno di aggregazione e arma di cambiamento.

non dimentichiamo che la Rete è fatta di persone, è un meccanismo che oggi risponde alle nomine Rai. E che potrebbe diventare sistema dinamico rispetto a qualsiasi carica pubblica

Intorno a lei sta nascendo una vera e propria mobilitazione che, al di là dei frutti (la nomina al cdA Rai), è la prima prova generale di democrazia e trasparenza della Rete

Il nome più cinguettato e bloggato è stato appunto quello di Zanardo. Con tanto di hashtag: #zanardoinrai, creato da Marina Terragni sul suo blog Maschile/Femminile intitolava “Cda Rai: io sostengo Lorella”, dopo l’articolo in cui Paolo Conti sul Corriere analizzava i candidati dai partiti (e non).
E contemporaneamente rilanciato dai blog di Loredana Lipperini, Giovanna Cosenza, Giorgia Vezzoli in quel “patto di genere” che da qualche mese si compatta ogni volta che c’è da schierarsi in nome delle donne.

in effetti il “caso Zanardo” più che “femminile” è una goccia destinata a portare luce nelle oscure caverne delle nomine e delle spartizioni politiche

Un riconoscimento “dal basso” che la considera figura interessante perché abbraccia diversi ambiti». Il tam tam del movimento ha portato Zanardo fuori dalla Rete. Una notizia “dal basso”. Ripresa dal Corriere e dal Fatto.

Sul blog al femminile del Corriere della Sera una gentile signora ci racconta con toni pacati e obiettivi l'enorme ed epocale successo di una campagna lanciata dalla femministra del Corriere della Sera nel magazine del Corriere della Sera.

Peccato che sia tutto inventato.

mercoledì 13 giugno 2012

Profeti di sventura

Di questi tempi lo sport preferito dei giornali è diventato il procurare allarmismo e terrore. Non che non ci sia qualche ragione di stare preoccupati, ma nelle cose la misura è pur sempre importante, e oramai la stiamo perdendo insieme al suo senso.
Anche perché in Italia ci sono 60 milioni di commissari tecnici, ma non (o non ancora) altrettanti economisti: e pertanto la ggente, quella che una volta leggeva al bar la rosea Gazzetta e oggi sfoglia le pagine economiche dell'altro quotidiano di analogo colore(1) è costretta a bersi le opinioni dei commentatori senza aver la possibilità di distinguere le cazzate dalla verità.

E' esattamente l'atteggiamento della conduttora(2) di Uno Mattina, che si rivolge all'economisto(2) con il timore reverenziale che i comuni mortali hanno verso il Papo(2).
Il problema purtroppo sta nel manico, perché andare a chiedere a Seminerio un parere obiettivo è come andare a chiedere a me una critica costruttiva degli articoli della 27esima ora. Seminerio fa il suo gioco, e trova anche tanti personi(2)(3) che lo ascoltano e lo citano, e magari gli fanno guadagnare anche dei denari.
La cosa potrebbe essere dimostrata in due parole, segnalando semplicemente che Seminerio scrive anche sul Fatto Quotidiano. Ma sembrerebbe un argomento ad hominem; quindi proviamo ad analizzare un suo articolo per scoprire dove il catastrofista bara maldestramente.
Prendiamo un post breve breve, scritto per ribadire la tesi che le banche italiane devono essere ricapitalizzate (con il sottinteso che non ci sono soldi e quindi moriremo tutti).
Quali le premesse logiche che conducono alla tesi?
A) le banche hanno usato i soldi della BCE per comprare titoli di Stato; ma i titoli di Stato soffrono del rischio paese italiano e quindi le banche italiane sono a rischio.
B) il ROE delle banche è molto inferiore al ROE medio delle altre banche europee (un 4,3% contro un 9%).

Sono due sciocchezze, per non dir peggio.
Le banche italiane hanno preso soldi dalla BCE, certo, e hanno comperato titoli di Stato. I titoli di Stato sono l'investimento meno rischioso che avrebbero potuto porre in essere, dal momento che qualunque impiego a un soggetto privato avrebbe sommato al rischio Paese (il rischio che l'Italia vada a rotoli) il rischio di credito (il rischio che l'azienda prenditrice vada a rotoli). Il fatto che le banche abbiano comperato titoli di Stato, quindi, non ha nulla a che fare con la necessità di ricapitalizzazione, anzi! Se, come dice Seminario, non certo io, l'85% del patrimonio delle banche è in titoli pubblici, questo significa che quel patrimonio è molto più solido (e non meno solido) che se fosse costituito da crediti verso clientela o verso banche, o addirittura da attivi in derivati o roba simile, estremamente volatile.
Per quanto riguarda il discorso del ROE, è questo un indice che ha al numeratore l'utile dell'impresa, e al denominatore il patrimonio. "Ricapitalizzare" vuol dire "incrementare il capitale", il che significa aumentare il denominatore: pertanto quando si ricapitalizza un'impresa il ROE diminuisce.
Prendendo in esame il solo ROE, quindi, le banche italiane risulterebbero capitalizzate il doppio rispetto a quelle europee: e ciò dimostra che il ROE è l'ultimo degli indicatori che dovrebbero essere presi in considerazione per decidere se un'impresa sia o meno da ricapitalizzare.



(1) che, detto fra noi, io ho sempre pensato che il Sole fosse giallo e non rosa, ma io sono daltonico
(2) questo blog non vuole mai più essere sessista e quindi si impegna a non usare generismi maschilisti nella lingua
(3) i personi che si bevono Seminerio sono perlopiù maschi, cosa normale in quanto come noto i maschi sono più scemi delle femmine

martedì 12 giugno 2012

Provaci ancora, Vint!

Dopo lo scarso successo ottenuto con Quintarelli, il Popolo della Rete(tm) ora prova a mandare Lorella Zanardo nel cda della RAI. C'è addirittura un hashtag su twitter! #zanardoinrai che, ahinoi, non è ancora in cima alla lista ma certo lo diverrà presto.
Lavoriamo tutti insieme per ottenere questo importante risultato, perché gli italiani non chiedono solo intrattenimento con donne nude, ma programmi per imparare e che facciano divulgazione.

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E se poi, malauguratamente, anche la Zanardo non dovesse andare al CDA della RAI, sarà la prova del complotto dei soliti poteri forti che da una parte c’è la società civile, dall’altra la politica che continua a proporre nomi non condivisi dai cittadini.
Perché se non twitti, non pollicisù e non piùuni, che razza di cittadino sei?

lunedì 11 giugno 2012

Napoletoni

Loretta Napoleoni è una di quelle figure che vanno di moda oggi: una persona che ha prodotto dei lavori molto importanti su uno specifico tema (nello specifico, il riciclaggio), e che in forza di ciò è divenuta una sorta di guru dell'economia, interrogabile su tutto e da tutti; i quali tutti spesso dimenticano che abita a Londra e non a Delfi.
Qui sotto c'è il video di un'intervista rilasciata a Vloganza (un'altra storia un po' triste e un po' allegra, ma non divaghiamo) dove la nota economista spiega -alla vigilia della caduta del governo Berlusconi- che l'Italia avrebbe dovuto uscire dall'Euro e dichiarare default. si tratta di una tesi nota, propalata anche da gianrobertogrillo(tm), al quale la Napoleoni non a caso ha dimostrato d'esser assai vicina, specie a seguito del successo di M5S a Parma.


Qui invece c'è un ingegnere che spiega, con parole comprensibili perfino a un grillino, perché il default pilotato e la svalutazione competitiva siano immense cazzate.
E voi a chi credete: all'economista o all'ingegnere?

Recoaro

Un prete ci spiega che la Bibbia è all'origine dell'odio dei maschi contro le femmine, e che dove la Bibbia si legge meno l'odio dei maschi contro le femmine è maggiore.*
«Come si spiega l’odio di genere? Non ha altra origine di quella giudeocristiana, da quando Eva è la colpevole del peccato originale, ha la colpa di aver messo il male nel mondo… Sono uomini quelli che hanno scritto la Bibbia, sono uomini quelli che la interpretano… In tutto il mondo cristiano c’è questo pregiudizio contro la donna. In luoghi di maggiori istruzione e cultura come Europa e Stati Uniti, le vessazioni e gli insulti alle donne non sono consentiti. Ma in luoghi in cui si legge poco, la Bibbia si legge meno, i pregiudizi ecclesiastici hanno permeato la società… La maggior parte dei feminicidas sono cattolici, molto devoti alla Vergine di Guadalupe…»


* Sì, anche a me piace il tag <b>

Mezzo gaudio


Oggi il blog del Partito Democratico pubblica una galleria di immagini che dovrebbero ritrarre una secondaria esponente dello schieramento a loro avverso mentre fa la spesa con la scorta.
Solo che la scorta scorta, e la secondaria esponente fa la spesa, a differenza di quello che era successo qualche giorno fa con una delle principali esponenti dello schieramento a loro converso, allorquando la scorta spesava (il che è leggermente più grave, ma non per l'abuso del pubblico agente, bensì per il fatto che questi, mano al carrello, potrebbe aver difficoltà nell'estrazione del ferro qualora necessario).
Tutto ciò dimostra una sola cosa: che il blog del Partito Democratico sta somigliando sempre più all'Agenzia Stefani.

domenica 10 giugno 2012

Stare sulla notizia

Oggi la 27esima ora pubblica un post un po' diverso dal solito. Parla del "primo distributore automatico di sex toys", e (e in ciò è diverso dal solito) non ne denuncia il maschinismo sciovinista che tende a rendere la donna succuba dell'appetito del maschio violento; la Zangarini, che firma il pezzo, sembra quasi complice e divertita.
Il post in sé non è malaccio: c'è persino la domanda finale, che per l'occasione non è la solita e voi che ne pensate? bensì E voi che fate: comprate o state sulla porta?: segno di una certa applicazione dell'autrice.
Si fosse trattato d'altro si sarebbe sentito l'odore della marchetta, ma in questo caso, dato il tipo di oggetti venduti, non lo credo (benché l'indirizzo del punto vendita sia ben evidenziato).

E allora, mi direte? Anche questa volta riesci a fare le pulci alla tua rubrica preferita?.
Ebbene, sì.
PErché, vedete, quello stesso medesimo distributore io l'ho già visto. E' da almeno tre anni che c'è, con la stessa tendina, nel cortile del benzinaio dietro casa mia; e ci ho anche fatto degli acquisti. Quindi la 27esima ora arriva, per dir così, un po' in ritardo. Sarà l'effetto dei preservativi.

sabato 9 giugno 2012

Peraltri pesi, peraltre misure

Le stesse persone che ci hanno stracciato i coglioni per giorni, per il fatto che il Parlamento non aveva mandato un amichetto loro, di estrazione tecnica, a lavorare per un'autorità di controllo e garanzia, ora sembrano contente che il Governo mandi una signora che da trent'anni vigila le Banche a presiedere il Consiglio d'Amministrazione della maggiore azienda culturale del Paese.
Il candidato attribuisca il giusto peso ai seguenti fattori di mitigazione:
- Quintarelli era un blogger, mentre non ci erano blogger candidati alla RAI;
- l'AGCOM si deve occupare di Internet (insieme a una valanga di peraltro altre cose), mentre la RAI no, e quindi l'AGCOM è infinitamente più importante;
- le nomine all'AGCOM le ha fatte il Parlamento e quindi i partiti, sui quali è facile sparare con l'archibugio a sale, mentre le nomine alla RAI le ha fatte Monti, che non è così impallinabile;
- la RAI è pur sempre un'azienda che può dare lavoro a qualche giornalisto o giornalista in momentanea difficoltà, quindi meglio stare un po' schiacciati.

giovedì 7 giugno 2012

La gorgée mêlée des miettes du gâteau

Oggi mi autocito

Perché studiare fisica al liceo è un buon investimento per il futuro

Ad esempio perché chi non lo fa rischia di bersi qualunque puttanata ecologista: la biowashball, le coccinelle per le onde del telefonino, l'auto ad aria compressa.
Specie se un giornale a tiratura nazionale ci monta sopra tutto una marchetta servizio.

mercoledì 6 giugno 2012

Cerco lavoro

Dunque, amici della internet, mi sono un po' stufato di lavorare in banca.
COme ben sapete, le Assicurazioni Generali in questi giorni stanno passando dei momenti un po' difficili, e avrebbero bisogno di un nuovo amministratore delegato, che sia veramente competente della materia.
Orbene, io ho:
- un'assicurazione sulla casa;
- un'assicurazione sulla macchina;
- un'assicurazione malattia;
- un'assicurazione sugli infortuni.

E' quindi chiaro che sono molto esperto del mondo delle assicurazioni, e pertanto ho mandato un curriculum. Confido che tutti voi mandiate una mail a Trieste supportando la mia candidatura.

Cane morde Uomo

Oggi il blog del Corriere, non quello del 27 bensì quello del 28, pubblica la lettera di un giovine 26enne che ha preso una laurea in Economia e Gestione dei Beni artistici e culturali discutendo una tesi sul Web FundRaising, e ciononostante fatica a trovar lavoro.


(i più smaliziati noteranno che il titolo del post -non questo, quello del Corriere- è stato cambiato in corsa. Forse forse la stessa redattrice è meno naive di quanto si potesse pensare)

martedì 5 giugno 2012

Quando il saggio indica la Luna

C'è anche chi vuole usare Twitter per la ricostruzione del Paese disastrato.

L'infallibile ricetta per entrare nell'Olimpo delle blogstar che contano

«Voi cosa ne pensate?»

domenica 3 giugno 2012

Come abbiamo fatto ad arrivare dove siamo arrivati oggi?

Quando avevo tredici anni, l'età che oggi ha mio figlio, capitava che mio padre mi chiedesse di andargli a prendere le sigarette: io andavo e mi tenevo il resto. Ho iniziato a fumare passati i trent'anni.
Oggi se ho voglia di fumare e ho finito le sigarette non posso certo mandare Nichita a prenderle, dato che ciò è severamente proibito.

Fin da quando avevo sei anni mio nonno mi metteva un po' di vino nell'acqua, a tavola; e a tredici anni avevo già preso un bel paio di sbronze. Il vino ce lo avevamo in cantina e quindi mio padre non mi mandava a prenderlo, ma qualche volta in preparazione di una qualche serata mi mandava da Galli a prendere una bottiglia di wiskey o di gin per il Negroni. Bevo tuttora smodatamente rispetto agli standard, ma i miei esami del sangue possono essere incorniciati: e rammento con un certo divertimento quanto io e i miei amici, seduti a quel baretto di Milopotamos, ci divertissimo a prendere per il culo quegli svedesoni che si sfondavano metodicamente e che alle tre del pomeriggio rischiavano concretamente di affogare in un palmo d'acqua, qualora fossero caduti in mare inciampando sugli scogli.
Oggi se mettendo tavola mi accorgo di aver finito il vino non posso certo mandare mio figlio a prenderlo, dato che ciò è severamente proibito.

Qualche giorno fa dalla cantina di un amico è venuta fuori qualche cassa di libri. Tra questi c'era un manuale di educazione sessuale per adolescenti: l'edizione italiana di un tomo probabilmente olandese edito nel 1979, vale a dire quando io avevo più o meno l'età che Nichita ha oggi. Sfogliandolo, a un certo punto ho trovato una fotografia di due ragazzine, appena appena puberi, nude, che guardavano l'una il corpo dell'altra. C'erano i pubi che si stavano ricoprendo dei primi peli e le tettine che spuntavano: una delle due le aveva appena appena pronunciate, quasi solo i capezzoli ingrossati, mentre l'altra aveva qualche accenno di rotondità in più.
Si tratta di una fotografia che ho esaminato a lungo perché mi ha molto turbato: e non già per l'istinto pedofilo che è in me (tutti i maschi hanno un istinto da pedofili, da violentatori seriali o da entrambi, come ci insegnano quotidianamente le signore della ventisettesima ora), bensì per il sapore di madeleine che vi ho trovato. Quell'immagine mi ha rituffato in un'infanzia nella quale certe cose erano irraggiungibili (quanti anni sarebbero passati, prima che vedessi dal vivo quei pubi e quei seni!), ma non proibite bensì parte del nostro percorso di cresita: vedendo quelle immagini, toccando quei pacchetti di sigarette, assaporando il gusto acidulo del Barbera, diventavamo grandi senza accorgercene.
Oggi avere in casa quel libro mi potrebbe costare una condanna fino a tre anni di reclusione, e una multa non inferiore a € 1.549. E se fossi così stupido da pubblicare su questo blog quella fotografia, anche ripassata attraverso un qualche filtro grafico, rischierei una condanna da uno a cinque anni, e una multa fino a 50.000 euri. Non parliamo dell'editore, per il quale la pena sarebbe severa: la reclusione da sei a dodici anni.

Certo, il mondo di oggi è molto migliore di quello di ieri. Grazie a queste proibizioni non ci sono più giovani che fumano, il vizio dell'alcool è stato debellato e le donne possono passeggiare tranquillamente la sera sapendo che nessuno mai pensarebbe a violentarle. La costruzione dell'identità sessuale e di genere nei giovani è un percorso sereno e senza traumi, tanto che gli psicologi dell'età evolutiva sono orami un pallido ricordo di quell'era, triste e cupa, nella quale la mia generazione è cresciuta.
Insomma: abbiamo abdicato alla nostra libertà, ma ne valeva la pena per far crescere i nostri figli in un ambiente più sano e senza rischi.
Siete d'accordo, vero?

sabato 2 giugno 2012

Diffrazione ondulatoria


Che se proprio voleste sapere cosa ne penso della visita del Papa a Milano, ve lo racconto in due parole.
Ieri sera sono tornato a casa, come al solito, dopo una dura giornata di lavoro. Piazza Fontana era bloccata e transennata, e proprio mentre cercavo un varco è passata la papamobile, il che mi ha dato occasione di scattare la pregevole fotografia che vi ammannisco.
Essendo fisicamente impossibile passare da Piazza del Duomo, ho quindi dovuto ripiegare sulle viuzze dietro l'Arcivescovado, girare attorno a Piazza Diaz e arrivare in Corso Magenta da Santa Maria Fulcorina, laddove per solito percorro via Mercanti, Via Dante e via Giulini in contromano per arrivare in piazzale Cadorna e da lì prendere via Boccaccio. Sono quindi stato costretto a mutare le mie abitudini inveterate, il che ha pesantemente influito sul mio umore, costringendomi a consumare poco più tardi una birra, un mojito e un tampico-gin, laddove per solito mi sarei accontentato di birra e tampico soli.

Stamane poi ho preso la macchina per venire in montagna, nel ridente paesino dal bar dal cui tavolino sto scrivendo, e dato che il Papa ha avuto la bella pensata di passare proprio sotto casa mia, ho dovuto girare come un pirla per un tre quarti d'ora buoni prima di trovare il modo di arrivare all'autostrada. Certo, se avessi chiesto a uno dei vigili quello mi avrebbe detto come fare, ma dato che la mia religione mi impedisce di chiedere indicazioni ai vigili ho girato come un pirla, per scoprire solo alla fine della gimcana che sarebbe stato sufficiente che una volta imboccata via Osoppo prendessi la terza a destra invece che la seconda. Ma, certo, costringere la gente a chiedere ai vigili dov'è il varco è un'imposizione illiberale da parte della Chiesa e del Vaticano.

Il paesino nel quale ora sono conta circa quattrocento anime residenti. Sono abbastanza certo che nessun Papa (come pure nessun Presidente degli Stati Uniti, e nessun vincitore di Grammy Awards) verrà mai qui in visita ufficiale.
E credo per certo che tra una ventina o trentina d'anni il successore dell'attuale Pontefice verrà a Milano nuovamente, e io potrei rischiare di perdere mezz'ora nel traffico a cercare un varco tra le transenne: una prospettiva che mi sconvolge dato che si tratta di un vero e proprio attentato ai miei diritti civili di cittadino.
Quindi penso proprio che prenderò la residenza qui, nel paesino. Che fra l'altro offre dimolti svaghi, come si può vedere dalla foto che pure ammanisco, la quale dimostra che i paesini non hanno nulla da invidiare a una grande città. Di fronte a questa prova, solo un pirla resterebbe a vivere a Milano, sapendo che fra trent'anni potrebbe tornare un altro Papa.

giovedì 31 maggio 2012

Eppure battono alla porta

Io sarò pure qualunquista, ma non riesco a non pensare che se ad ogni tragedia nazionale l'unica risposta dello Stato è l'aumento delle accise sul carburante, allora tanto varrebbe mettere al posto del Governo un Spectrum, macchina che seppur vecchiotta ha la potenza di calcolo necessaria per determinare il rincaro necessario, e applicarlo senza convocare conferenze stampa.
Funziona assorbendo pochi watt, non fa pranzi di lavoro, non ha bisogno di scorta né di auto blu* per muoversi.


* sì, ho scritto auto blu. Non avrei mai pensato di potermi ridurre così.

martedì 29 maggio 2012

Rignano Flaminio (ovvero del superamento dello stato di diritto in favore del malpancinismo)

Io non sto qui a dire che quei 5 imputati (tra cui tre maestre dell’asilo, il marito di una di queste e una bidella) sono colpevoli. Forse non lo sapremo mai come sono andate davvero le cose. Non sapremo mai se questi 5 imputati hanno subito accuse infamanti infondate o se sono degli orridi pedofili; non sappiamo e non sapremo mai se quei bimbi hanno subito atroci molestie o se invece la loro fantasia ha tirato un brutto scherzo a tutti loro (e a tutti noi). Sappiamo solo che quei bambini hanno sofferto, che quei genitori sono straziati perché non sanno che cosa hanno subito davvero i loro bambini e quali traumi si portano dentro.

Cosa c’è da gioire in tutto ciò? Come donna e madre sono indignata per quelle parole. Brindino giustamente gli avvocati per la loro vittoria, ma non diano lezioni di morale a famiglie devastate.





























Naturalmente la fonte è sempre quella, che io continuo a leggere appassionatamente, giorno per giorno.
Perché ogni giorno credi che abbia raggiunto il fondo roccioso, ma riesce sempre a scavare ancora un po'.

Sciacalli (una modesta proposta)

Come forse qualche lettore sa, dato che siamo sempre tutti della stessa compa dell'internet, stamane c'è stato un terremoto, grave, e cosa ancor più grave un po' di deficienti vari (aziende, attricette, semplici popolani) hanno iniziato (su twitter) a fare battute di gusto incerto, che sono diventate di pessimo gusto quando si è saputo che c'erano anche tanti morti sotto le macerie.
Certo, un'azienda che per venderti (su twitter) un pacchetto viaggi specula sulla paura del terremoto può essere tranquillamente essere definita come una "sciacalla dei sentimenti", credo che saremo un po' tutti d'accordo.
L'azienda poi si sarebbe accorta di aver fatto una cappellata. O, come molti sospettano, di aver affidato il proprio account su twitter a persone poco esperte (probabilmente il solito stagista sottopagato), assumendosi il rischio che questi, in suo nome, facesse una cappellata.

Di ben diversa esperienza sono tutti coloro che (su twitter) sono partiti con due hashtag che in poco tempo sono divenuti trend topic due parole d'ordine che in poco tempo sono diventate le principali della lista: #no2giugno e #noallavisitadelPapa.
Gli uni chiedono che non si faccia la parata del 2 giugno, squallida esibizione di muscoli guerrafondai che cozza contro le loro anime pacifiste: i soldi così risparmiati dovrebbero andare a sostegno della popolazione terremotata. Il che potrebbe anche star bene, se non fosse per il fatto che la parata e il terremoto c'entrano l'un l'altra come i cavoli a merenda: e allora non vedo perché non dovrebbero avere pari dignità parole d'ordine quali #noalsostegnodeicanilipubblicigassiamotuttiirandagi o #bastaspendereperterapiadeldolorecheimalatiterminalimuoianosoffrendocomeaibeitempi o infine #cassintegratidimerdaandatealavorareanzichémangiareilpaneaufo (sono parole d'ordine che nella loro icastica lunghezza fanno vedere anche la superiorità di un blog rispetto a twitter).

Non parliamo di quelli che vorrebbero che il Papa non andasse a Milano per una manifestazione che si sta preparando da mesi, se non da un anno intiero. Naturalmente io sono d'accordo anche con questa lodevole iniziativa, e anzi rilancio con qualche suggerimento da postare (su twitter):
#noallaconventiondelpartitodemocraticousatantoobamahagiàlanominationintasca
#noalleelezioniingreciafacciamoneunacoloniacomeaibeitempideiduecolonnelli
#bastacongliaiutiumanitariinegrimuoianocazzochecenesonogiàtroppialmondo

Quando due grandi passioni si fondono in una sola

Oggi Paola Caruso scrive sulla ventisettesima ora.

lunedì 28 maggio 2012

Nel cielo il sole spuntò (giocare con i numeri)

Repubblica pubblica oggi una delle sue interessantissime gallerie fotografiche, che ci presenta il rivoluzionario chip Virtus.
Nel lancio ci viene detto che il chip consente una larghezza di banda mille volte superiore rispetto al Bluetooth; e dato che quest'ultimo protocollo consente trasferimenti a 721 kbps (pari a 0,091 Mb/s), il rivoluzionario chip avrebbe una larghezza di banda di 90,1 MB/s.
Nella figura 1 ci viene detto che «può trasferire ottanta file Mp3 (pari circa a 250 megabyte) nell'arco di un secondo»: la larghezza di banda diventa quindi di 250 Mb/s.
Nella figura 2 ci si racconta che il rivoluzionarissimo chip «è in grado di trasferire il contenuto di un Dvd di 8 gigabyte nell'intervallo minimo di mezzo secondo». Se la matematica non è un'opinione, questo farebbe 16.000 Mb/s.
Nella figura 3 infine ci viene detto che Virtus ha una larghezza di banda di «2 gigabyte al secondo», che corrisponde a 2.000 Mb/s.
Poi il matematto dice che la matematica non è un'opinione!

venerdì 25 maggio 2012

Meccanicismo cartesiano

«Veda, quando lei parla di costi ritengo che lei sappia che un grammo di nichel costa qualche centesimo e che l'idrogeno non costi niente, cioè a dire questi due elementi - un grammo di nichel e l'idrogeno, che hanno un costo bassissimo - potrebbero produrre energia elettrica pari a quattro barili di petrolio. Questo significa rivoluzione copernicana, questo significa parlare un linguaggio nuovo, questo significa aprire una strada che potrebbe cambiare il vecchio paradigma della logica dell'energetica, aprire una strada completamente nuova che potrebbe dare veramente un risvolto nell'interesse dell'umanità.
Ci vuole volontà, signor Ministro, la volontà - credo - che attraverso la sua risposta non è individuata, cioè non si riesce a individuare, e me ne dispiace. Mi auguro che ci possa essere al più presto una presa di coscienza e il far sì che le nuove frontiere si aprano attraverso nuove strade, il che significa anche cambiare il paradigma della visione meccanicistica cartesiana che molte volte i professori universitari hanno.»

giovedì 24 maggio 2012

L'ombelico del mondo

Nella lunare onfaloscopia che caratterizza le redattrici della 27esima ora, particolare menzione può essere riservata alla Signora Alessandra Arachi, che riesce a consumare una paginata per promuovere il suo libro, nel quale dà conto di come alcune brillanti fisiche degli anni Trenta siano cadute nel dimenticatoio per colpa del disgustoso maschilismo dei colleghi.
Come Lise Meitner, ad esempio, a cui si deve la vera scoperta della fissione nucleare: Infatti fu Lise a spiegare a Otto Hahn che gli esperimenti in laboratorio avevano prodotto la fissione dell’atomo. Lise lo aveva capito guardando una goccia di neve mentre cadeva da un albero e si sdoppiava.
Certo, c'è molto della superiorità del femminile in questa poetica descrizione: l'osservazione della goccia di neve (oggetto fisico che già per sé non avrebbe molto senso, ma chi siamo noi per puntacazzare? E del resto se ci sono gatti mezzi morti e mezzi vivi ci possono anche essere gocce di neve); l'intuizione creativa, nel solco della più famosa mela newtoniana; la spiegazione del fenomeno al fisico maschio e pertanto cieco nel suo razionalismo pragmatico; l'appropriazione della scoperta da parte dell'ingrato; la pennellata di somma stronzaggine di quest'ultimo, che neppur tanto fra le righe viene pure accusato di essersi approfittato dell'infatuazione della sua assistente.

Un bellissimo quadretto, non c'è che dire.
Certo, la colpa della mancata assegnazione del Nobel è tutta da ricercare nel fatto che Otto avesse un pisello, e con tanto di cappuccetto di pelle sopra, mentre Lise solo la passerina: ce lo assicura la Arachi.
E' del tutto evidente, al lettore che non sia sciovinisticamente maschilista, che non c'entra assolutamente nulla, con questa vicenda, il fatto che Lise fosse ebrea, che Hitler ce l'avesse con la sua razza, che ella sia scappata in Isvezia nel 1938 e che Hahn abbia continuato a condurre gli esperimenti in Germania. Tutte queste sono condizioni di contorno, senza alcuna rilevanza.

E valga il vero
Come è ben noto, in rerum natura non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che la fuga all'estero non possa esser né l'uno né l'altro, avrò provato che essa non esiste, che è una chimera maschilista. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che la fuga all'estero sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice la fuga non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un confine all'altro, volerebbe subito alla sua destinazione. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da' venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all'occhio o al tatto; e questo fuggire, chi l'ha veduto? chi l'ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio, perché supponendo la fuga accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un Paese all'altro.
La spiegazione del furto del Premio Nobel quindi non può esser nel fatto che Lisa sia andata altrove mentre Otto faceva i suoi esperimenti: ché abbiamo provato esser ciò impossibile, ma noi sappiamo il vero.
La c'è pur troppo la vera cagione... La neghino un poco, se possono, quella fatale appendice riproduttiva che Otto aveva tra l'ombelico e le ginocchia. E lor signori mi vorranno negar la sua influenza? Mi negheranno che ci sian dei cazzi? O mi vorranno dire che stian laggiù a far nulla, come tanti spilli da ficcar su per i pertugi?

Studenti promossi, prof rimandati (nulla di nuovo sotto il sole)

Repubblica.it oggi ci presenta un articolo che riesce a cassonettizzare tutti i più ritriti luoghi comuni su scuola, insegnanti, nativi digitali, libri elettronici e compagnia cantante.
Partendo da una ricerca dell'IPSOS (il buon Pagnoncelli, insomma) commissionata dal PD, l'ovvia conclusione che ne trae l'articolista è quella qui sopra: studenti promossi, prof. rimandati.

Orbene, dato che ci ho qualche amico che -ahilui- fa di mestiere il professore, volevo rassicurarlo per un momento, prima che corra a buttarsi sotto i binari del trenino.
Volevo, in primo luogo, farlo cliccare sul link che porta al sondaggio in questione, e fargli considerare che forse forse un istituto di ricerca che riesce a formattare un documento PDF nel più sgradevole dei modi in cui anche un ipovedente potrebbe formattarlo schiacciando tasti a caso, non è proprio il soggetto più titolato a distribuire patenti e patentini.
Ma se poi, superato il ribrezzo grafico, egli si prendesse la briga di leggere le tabelle, ecco che scoprirebbe un'altra cosa interessante: vale a dire che tra il contenuto del sondaggio e quello dell'articolo di Repubblica non c'è alcuna relazione. Il sondaggio non dice quello che dice l'articolo. Corrado Zunino, che ha sprecato tanta energia per riempire una paginetta del giornale on-line, ha preso un solo dato, posizionato nel primo terzo in alto della pagina 8 (pari a un sessantatreesimo del sondaggio, esendo questo composto di ventun pagine), ci ha costruito sopra la conferma a una tesi che aveva già in testa e ha confezionato quel bel pezzo di mestiere.
Tutti i dati contenuti negli altri sessantadue sessantatreesimi del sondaggio sono stati semplicemente ignorati. E' mestiere, questo?

mercoledì 23 maggio 2012

Giocare con i numeri, da bastardi

Ci dev'essere rimasta male, la redazione della 27esima ora, quando il rapporto annuale ISTAT ha dimostrato che non vi è alcun aumento dei casi di (absit iniuria verbis) femminicidio nel Paese.
Ma in fondo non è un gran problema: a saper ben maneggiare i numeri, nessuno è reo, e nessuno è innocente. E allora che si fa, per non sputtanarsi dopo aver messo in piedi un gran bailamme su un'emergenza, un massacro, che in realtà è un problema -certo serio, nessun lo nega- che è sempre rimasto tal quale?
Si rovescia la prospettiva, semplice.
Tutta una serie di interventi in tema di sicurezza posti in essere dal passato governo (sia pure a prezzo di una certa militarizzazione del territorio) hanno portato a una diminuzione della criminalità classica, e conseguentemente anche degli omicidi. Riduzione che ovviamente non si è avuta nel campo dei delitti commessi tra le mura domestiche, dato cha a tutt'oggi non si può piazzare un poliziotto o una telecamera nella cucina di tutte le case italiane.
Ovviamente ciò ha fatto sì che la percentuale di delitti domestici rispetto al totale dei delitti sia aumentata, dato che il numeratore resta identico e il denominatore diminuisce (ero certo che Nichita l'avrebbe capito; ho provato con la cuginetta novenne, e l'ha capito anche lei).
Quelle della 27esima ora non l'hanno capito. O forse l'hanno capito, e hanno fatto le furbette.

lunedì 21 maggio 2012

Del perché preferisco ricevere mail in francese piuttosto che in inglese

"Without prejudice and subject to Rule 408 of the US Federal Rules of Evidence
Dear Marco,
...
Kind regards,
D."



"Cher Monsieur,
Je fais suite à votre e-mail du 18 courant qui a retenu ma meilleure attention.
...
Recevez, Cher Monsieur, mes meilleurs messages.
D.G."

27 e non sentirli

Il blog di quelle che vogliono sfondare il soffitto di cristallo per permettere alle donne di prendere il posto che loro compete nella società oggi pubblica un post di Gaia Piccardi, esploratrice e zia di Alberto e Lorenza.
se [Federer] è risultato uno di quei rari maschi perfettamente conficcati nella loro energia, nel loro lavoro, nella loro realtà e nella vita che hanno scelto di vivere, pacificati e pacificanti, un po’ di merito va riconosciuto anche alla signora Federer, grande parte del benessere psicofisico di Roger. Che non perde occasione di ringraziarla per il tempo e l’amore che dedica alle figlie, il sacrificio di viaggiare insieme per il mondo, la scelta compiuta dodici anni fa su un campetto periferico dell’Olimpiade, quando la sventurata rispose

domenica 20 maggio 2012

Dei giornali nell'era di Twitter

Da queste pagine si sono sempre perculati i giornali che danno notizie alla cazzo di cane. Sei un professionista, per Toutatis, vedi di agire professionalmente e controlla quello che scrivi: non solo la grammatica e l'ortografia (ci mancherebbe, ma sappiamo quanto bisogno ce ne sia), ma anche i fatti.
Oggi sono tanti i giovini virgulti a cui la mamma ha regalato un furbofono che perculano i giornali per il fatto che su twitter la notizia del terremoto è apparsa prima che sui siti dei quotidiani.

Si tratta di un perculamento legittimo, ci mancherebbe: in questo Paese ognuno può dire e pensare quello che vuole (io son democratico, e accetto perfino che qualcuno scriva che questo è un Grande Paese).
Ma una cosa deve esser chiara: o di qua o di là. Non è che uno possa pretendere le notizie in 10 secondi e le notizie esatte: proprio come la botte piena e la moglie ubriaca, sono due cose in antitesi.
Quindi, scegliete pure da dove volete sapere le cose: io resto dell'opinione che i socialcosi vadano bene per le cazzate, le ricette di cucina, i consigli sugli alberghi e anche per trovare fidanzate, mentre i giornali possano servire egregiamente per sapere cosa fa il Governo, come vanno le indaini sul quel certo delitto e così via.

Poi, ciascuno è libero di trovare la fidanzata o la pensioncina chic sul Corsera, e indicazioni di politica economica su Formspring. Non lo invidio, però.

sabato 19 maggio 2012

27 e non sentirli

Oggi Annachiara Sacchi sulla 27esima ora scopre che in Italia c'è il divorzio consensuale 8a dire il vero ci sarebbe anche la separazione prima del divorzio, ma passi).
L'autrice del pezzo va a prendere un sito americano per raccontarci che in America (lì sono molto più avanti di noi) la cosa è stata inventata negli anni '90, e che un gruppo di legali ovviamente composto per lo più da donne, ha recentemente importato in Italia questa degnissima istituzione.
Legali che saranno pure donne, ma certo cazzute, se il loro preventivo arriva a cinquemila euri, laddove un legale normale, ma che non abbia amiche che scrivono sui blog del Corriere, si accontenta di meno della metà.
Il tenore del pezzo mi ricorda tanto quel giornalista che, allorquando Bill Clinton ebbe a firmare il primo documento digitale, chiese a Prodi tra quanti anni l'Italia sarebbe arrivata ad avere qualcosa di simile.
E Prodi rispose: «Veramente noi l'abbiamo già da un due-tre anni».

Ma andiamo avanti, che oggi di materiale ce n'è tanto.
Ad esempio un ottimo articolo di Elvira Serra (la rammentate? quella single, senza bimbi cani e gatti, che si lamenta dei mariti che non l'aiutano a crescere la prole e badare ai migliori amici dell'uomo) sulla fine della conversazione: un argomento originale sul quale evidentemente né Flaubert né Proust erano riusciti a fare un punto definitivo. Fortuna che ci aiutano gli americani, anche questa volta:
L’americano Meredith Parents Network ha appena pubblicato una ricerca su mille mamme nate tra il 1977 e il 1994, rivelando che il 12 per cento non rinuncia a usare il cellulare neppure in un momento privato come il rapporto sessuale.
L'unico cruccio che ho è che mi sembra anche questa roba già sentita, ma non so bene dove.

venerdì 18 maggio 2012

GombloDDo!

Ve la ricordate la puntata di Report che diceva che i telefonini fanno venire il cancro, vero?
Quella che diceva che c'è tutto un complotto dei produttori di telefonini, che sanno benissimo la vera verità ma riescono a tenere tutto sotto silenzio; e però fortunatamente c'è un ricercatore, uno solo, un uomo libero, che riesce a rompere il silenzio complottardo?

Bene, l'altro giorno c'è stata un'altra puntata di Report: questa volta parlavano del fatto che c'è una macchina che scopre il cancro, che funziona benissimo, ha percentuali di successo da paura ma non la vuole nessuno, non viene più prodotta e il genio che l'ha scoperta deve pagarsi i diritti di brevetto di tasca sua, stando sulle spese.
Se ne era parlato sul socialcosino, dell'argomento, e pensavo che la tesi della puntata fosse che c'è tutto un complotto dei produttori di medicinali, che sanno benissimo la vera verità ma riescono a tenere tutto sotto silenzio; e però fortunatamente c'è un ricercatore, uno solo, un uomo libero, che riesce a rompere il silenzio complottardo.

Ora è uscita la trascrizione della puntata, e la questione è assai più penosa.
Il complotto che impedisce alla macchina salvacancro di salvare le nostre vite c'è, ma non è capitanato dall'industria farmaceutica.
E' capitanato dai produttori di telefonini.


Sì, lo so: pensate che mi sia bevuto il cervello. Leggete qua sotto, cazzo.

Galfa Galfa Galfa... Leon Leon Leon

«La torre disabitata di Ligresti ha perso fascino dopo lo sgombero frettoloso e l'ex Ansaldo, offerta tramite bando regolare, fa arricciare il naso: troppo lunghi i tempi, si è detto in assemblea ieri. "Bisogna scegliere un posto che possiamo difendere e non così facile da liberare - ha consigliato Ugo Mattei, già avvocato dei No Tav, aizzando i 250 partecipanti seduti sull'asfalto in via Galvani e invitando a "diffidare dell'amministrazione finta amica". E una diffida vera e propria contro lo sgombero, Mattei l'ha inviata al tavolo del sindaco Pisapia, tacciandolo di essere incostituzionale.»

Ai fighetti di Macao dunque non va bene uno spazio concesso frettolosamente ed in ispregio ad elementari regole di convivenza (quelle, ad esempio, che dicono che non si dovrebbe far passare avanti quelli che urlano e rompono, lasciando indietro quelli che sono lì da prima ma restano tranquilli e chiedono per favore).
No, al fighettume non va bene uno spazio quale che sia, e cara Grazia. A loro bisogna dare uno spazio nella zona giusta della città, ben servito dai mezzi pubblici, che non sia scomodo per gli strumenti e che abbia i montacarichi per gli allestimenti, e che sia bello da vedere da fuori, e ridipinto di fresco dentro (altrimenti come si fa a far risaltare i graffiti, se le pareti non sono candide?).

Ma vogliamo infierire? Infieriamo, suvvia, e leggiamoci lo scritto di quell'avvocato Mattei (scopro ora che difendeva anche i No TAV, e mi si chiariscono molte cose), che riesce ad affastellare un po' di numeri di articoli tratti a caso da una qualche dispensa, per sostenere che sarebbe incostituzionale cacciare fuori uno che ti entra in casa tua e comincia a farci le feste. Il tutto scritto in quel legalese che stava sui coglioni perfino a Renzo Tramaglino.

Proviamo a fare un po' di traduzione simultanea
«I dimostranti hanno così recuperato l’immobile vacante attraverso pratiche di occupazione e non di spoglio (inteso come privazione violenta o clandestina dell’altrui materiale possesso contrastabile ex 1168 Cod Civ), collocando consapevolmente la propria azione nel solco cos- tituzionale dell’articolo 42 Cost.» ->; «Non è zuppa, è pan bagnato»
«Il raggiungimento di questo scopo sociale passa attraverso la fruizione diretta di beni e servizi che sono appunto funzionali a perseguire e soddisfare interesse collettivi costituzionalmente rilevanti inclusa la salute (Art. 32), il lavoro (Art. 35) e soprattutto, qui rilevanti, l’arte e la scienza (Art.33)» ->; «Se sei malato puoi rapinare un tabaccaio, se sei un artista puoi rapinare una banca»
«Torre Galfa rappresenta un bene comune, che la collettività può anzi deve valorizzare nell’ esercizio della cittadinanza attiva» ->; «e peccato che non c'erano dentro anche i prosciutti, che ci avevamo un po' di fame»
«Poiché la natura pubblica o privata del titolo formale ai beni comuni è da considerarsi teoreticamente irrilevante rispetto alla loro funzione costituzionalmente garantita» ->; «Quel che è tuo è mio; quel che è mio è mio»
«l’ esercizio civilistico dello ius excludendi sulla Torre Galfa, a fronte di lunghi anni di abbandono, è da considerarsi emulativo ex art. 833 Codice Civile e dunque abusivo.» ->; «non vuoi ripenderti la cosa tua perché vuoi riprenderti la cosa tua, bensì solo per romperci i coglioni»
«un interesse privato gravemente sospetto di essere abusivo emulativo e contrario a diritti fondamentali della persona non può certo servirsi delle forza pubblica per rientrare in un possesso inesistente in quanto non esercitato» ->; «E che c'entra se hai pagato? Io so' artista e tu, te non sei un cazzo»

giovedì 17 maggio 2012

Legislatori illuminati

Uno dei piú gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l’infallibilità di esse, e per conseguenza la vigilanza dei magistrati, e quella severità di un giudice inesorabile, che, per essere un’utile virtú, dev’essere accompagnata da una dolce legislazione. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro piú terribile, unito colla speranza dell’impunità; perché i mali, anche minimi, quando son certi, spaventano sempre gli animi umani, e la speranza, dono celeste, che sovente ci tien luogo di tutto, ne allontana sempre l’idea dei maggiori, massimamente quando l’impunità, che l’avarizia e la debolezza spesso accordano, ne aumenti la forza. L’atrocità stessa della pena fa che si ardisca tanto di piú per ischivarla, quanto è grande il male a cui si va incontro; fa che si commettano piú delitti, per fuggir la pena di un solo.

A misura che i supplicii diventano piú crudeli, gli animi umani, che come i fluidi si mettono sempre a livello cogli oggetti che gli circondano, s’incalliscono, e la forza sempre viva delle passioni fa che, dopo cent’anni di crudeli supplicii, la ruota spaventi tanto quanto prima la prigionia. Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce dal delitto, e in questo eccesso di male dev’essere calcolata l’infallibilità della pena e la perdita del bene che il delitto produrrebbe. Tutto il di piú è dunque superfluo e perciò tirannico. Gli uomini si regolano per la ripetuta azione dei mali che conoscono, e non su quelli che ignorano. Si facciano due nazioni, in una delle quali, nella scala delle pene proporzionata alla scala dei delitti, la pena maggiore sia la schiavitù perpetua, e nell’altra la ruota.

27 e non sentirli

Altri più intelligenti di me hanno fatto in passato cose serie come l'osservatorio sulle pagine culturali dei due principali quotidiani nazionali.
Io, che sono assai meno preparato, mi sono incistato con il blog al femminile del Corriere della Sera, quello che altrove ho definito un cassonetto di luoghi comuni.
E' questo uno spazio di discussione in cui giornaliste single e senza figli si lamentano dei mariti che non cucinano mentre il pupo strilla, e dove ultimamente si raccolgono alti lai sul massacro quotidiano delle donne, roba che a scorrere frettolosamente gli articoli ci si dovrebbe aspettare un raid della NATO con cattura di Monti e compagnia cantante per portarli seduta stante al TPI dell'Aja.

Già, perché la violenza sulle donne riguarda tutti noi: come scrive Lia Melandri (piace molto, a quelle della 27esima ora, fare queste belle citazioni cinobalaniche, e non sempre citano Dante o l'Ariosto, accontentandosi talvolta di autori di rango inferiore)
è un errore separare la violenza manifesta da quella meno visibile, solo perché meno selvaggia, che attraversa tutti i rapporti tra uomini e donne – l’esclusione dalla vita pubblica, la divisione del lavoro e dei ruoli sessuali, con ricadute (sottoccupazione, divario degli stipendi, conciliazione famiglia/lavoro, ecc.) sotto gli occhi di tutti
.

Quanto ha ragione. Ed è per questo che oggi mi sono stupito di molto, quando ho visto comparire un post che, relegando la donna al classico ruolo di dama di compagnia del potente di turno, sembrava negare tutto ciò che avevo letto nei giorni precedenti,
Poi ho capito! La 27ora compie un'accurata disamina delle caratteristiche culturali, intellettuali e politiche di alcune donne di potere: ma per effetto del noto Trattato di Liegi-Bastogne-Liegi, si tratta di informazioni segrete, la cui diffusione sarebbe illegale.
E per questo motivo il post è scritto in cifra, un po' come quegli articoli sulle finte corse di cavalli che per eludere la legge nascondono sotto l'aria innocente dell'appassionato di ippica le intenzioni di voto rilevate dai sondaggisti.
Il problema è che non conosco il codice per decifrare le acute analisi della Agnese, e quindi chiedo a chi ne abbia la chiave di chiarirmi quale sia il vero significato di espressioni che, nel loro significante, striderebbero con l'ansia di emancipazione che traspare da tutto il noto blog. Ne elenco qualcuna:
- rilassata e un po’ inciccita, occhi bassi e mano e mano nella mano con il suo Sarkò
- quel lifting rovinoso che cerca di rinfrescare con un sapiente trucco acqua e sapone
- con un profilo basso che quasi l’avvicina alla “trasandata” Hillary Clinton.
- superciliosità da dna

E la chiosa, infine: «E allora a voi chi ispira di più? Siete d’accordo con me nell’ apprezzare l’inedita apparente neo-rilassatezza di Carlà, o preferite Première Dame più coinvolte nel gioco?»

Videoconferenza

Esco adesso da una videoconferenza, inutile come sanno essere inutili solo le videoconferenze, e trovo questo post di Squonk che, da par suo, spiega quello che penso.
Dopodiché vado a leggere il Rapporto Giarda, quello sulla revisione della spesa pubblica, e leggo che "dal 2009 al 2011 si è registrata una spesa media annua di 9,5 milioni per l'acquisto di biglietti per circa 9.200 detenuti, e leffettuazione di poco più di 6.100 viaggi. Al fine di ridurre il numero degli spostamenti dei detenuti si intende valorizzare le opportunità presenti sul fronte della comunicazione, con adeguamento culturale (sic!) ai tempi presenti. Si intende perseguire la diffusione di strumenti di "videoconferenza"..."
Ora, credo converrete che poche momenti sono più importanti nella vita di una persona del giorno o dei giorni in cui qualcuno deciderà se dovrai restare in galera o meno. Per quanto uno possa avere per le mani un contratto milionario, certo quel contratto vale ben poco se confrontato con la prospettiva di stare anche solo per un paio d'anni chiuso in cella con l'afrore di una mezza dozzina di altre persone.
E il diritto alla difesa non è uno scherzo: è garantito dalla Costituzione, e riguarda tutti noi, che a torto (se innocenti) o a ragione (se colpevoli) potremmo comunque trovarci un giorno davanti a un giudice a rispondere delle nostre azioni; e se qual giorno non ne avessimo la possibilità, diremmo di essere non già in uno Stato di diritto bensì in uno Stato un po' storto. Un po' come quell'altra grande nazione, dove se sei molto ricco e dai fastidio a qualcuno ti mandano a fare le vacanze nelle grandi steppe della Siberia.

Ma il Governo deve risparmiare, ma c'è la crisi, ma c'è la speculazione internazionale.
Già, tutto vero. C'è la crisi, c'è la speculazione.
Secondo alcuni dei commentatori la crisi e la speculazione legittimano il Governo a non pagare puntualmente i propri debiti. Taluno si è spinto perfino a dire che non ci si possa neppure permettere di compensare i propri debiti verso lo Stato con i crediti verso il medesimo, perché ciò ci manderebbe sul lastrico.
Quindi immagino che nessuno possa avere niente da dire se si risparmiano due, tre o quattro milioni facendo i processi in videoconferenza.
Tanto quelli son criminali, no? E allora che cavolo vogliono?

Anzi, visto che siamo in vena di risparmi, potremmo anche abilirli del tutto, i processi: Monti e Giarda si riuniscono con un bel bussolotto, tirano i dadi e decidono se colpevole o innocente, e se colpevole la misura della pena.
Niente spese per traduzioni, niente stipendi per giudici e cancellieri, niente interpreti, niente appelli, niente cassazioni.
Poi potremmo anche mandare l'estrazione in diretta TV, e fare il Supercondannalotto, con tanto di jackpot e numero jolly (di regola 176-671).
Pensate che pacchia per le casse dello Stato!

Un insuperato modello di coerenza, un eroe dei nostri giorni



mercoledì 16 maggio 2012

Non è mai troppo tardi


lunedì 14 maggio 2012

Finalmente scoperto il segreto del successo di Elmar Burchia


Tal quale ai preti che ti insegnano come si fa sesso

«A quante non è mai capitato di spedire il partner sul divano, telecomando in mano, pur di non vederlo ciondolare inutilmente mentre voi vi districate tra lavastoviglie e sacchi della differenziata dopo una cena con gli amici?
E quante, piuttosto che spiegare per filo e per segno come preparare la minestrina per il nonno, riempire lo zaino per la bambina, caricare la lavatrice dei colori misti (senza ritrovarsi dopo con una bella collezione Arlecchino), non hanno preferito rubare il tempo e fare tutto da sole, acrobate e scontente, ma almeno i vestiti nuovi sono salvi?»
Elvira Serra*, sul Blog del Corriere La 27esima ora.


* Elvira Serra - Ho 40 anni, sono di Nuoro [...] Non sono sposata, non sono fidanzata, non ho figli, non ho cani, gatti o tartarughine d'acqua.

venerdì 11 maggio 2012

giovedì 10 maggio 2012

Giocare con i numeri: il femminicidio

Allora: c'è questa signora qui, che si chiama Rashida Manjoo, che un giorno si sveglia e dice una puttanata. Solo che essendo "relatrice speciale delle Nazioni Unite" le genti si bevono la puttanata, e la rigirano in giro.
Diciamolo chiaro: l'avere a che fare con le Nazioni Unite non ha mai impedito di dire puttanate, come ben dimostra l'esempio di quella associazione che voleva abolire Dante dalle scuole perché antisemita. Quindi, anche chi lavora o comunque ha qualche tipo di relazioni con l'ONU può dire cose senza senso.
Cosa dice la signora Manjoo? Dice, almeno a voler dar retta ai virgolettati che si trovano in rete, che "La prima causa in Italia per la morte di giovani donne tra 16 e 44 anni è il femminicidio".
Si tratta di una vecchia leggenda metropolitana, che pur essendo vecchia continua a circolare e viver di vita propria, come le scie chimiche, il signoraggio e le strampalate invenzioni di BeppeGrillo(tm). Chi volesse documentarsi un po' sulla storia dela bufala può andare a leggere qui, da un nuovo amico che si è ripercorso faticosamente tutta la storia. Noi, che siamo assai più pigri del nostro amico, proveremo a smontare la cosa usando semplicemente un po' di buon senso.

Partiamo da quel cassonetto di luoghi comuni che è il blog "27esima ora" del Corriere, e in particolare da questo articolo della signora Spinelli, che rifrigge in olio esausto la solita formula (peraltro spendendosi con quasi 4.000 parole: si vede che aveva finito il bucato e non aveva ancora da preparar cena).
Se avete la pazienza di cercare, vedrete che la didatta all'inizio ci racconta che «la prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio (da parte di persone conosciute)» (avrete notato dei lievi cambiamenti rispetto alla formula canonica: fate finta di niente e poi ci torneremo sopra), e un certo punto ci dice che «nel 2010 su 151 omicidi di donne 127 erano femmicidi»
Dunque avremmo 127 femminicidi, e questi femminicidi sarebbero la prima causa di morte (assumendo che l'Italia sia paragonabile al resto del mondo, ma le suffragette peninsulari dicono che qui si stia ancora peggio, per cui è un'approssimazione che possiamo permetterci).
Ora, io spero caldamente che nessuno di voi cinque lettori abbia mai avuto a che fare con un reparto di oncologia, ma se vi è capitato di entrarci alla Befana, potete essere stracerti che in quel momento tra i malati in cura c'era almeno una donna, nella fascia di età di cui stiamo parlando, che non avrebbe mai mangiato il successivo panettone. E dato che in ciascuna provincia italiana ci sono almeno due reparti di oncologia (vabbè, magari non a Isernia e nel Medio Campidano, ma Milano e Roma compensano con gli interessi), ecco che in un anno normale ci sono almeno duecento donne tra i 16 e i 44 anni che crepano di cancro.
Tumore batte femminicidio.

Ora, torniamo alla nostra Spinelli che, probabilmente mentre cercava l'apriscatole per apprestarsi alla preparazione della pasta al tonno per il marito, questo dubbio deve esserserlo fatto venire, e deciso che qualcosa non le quadrava. Se effettivamente per la prima causa di morte muoiono cento e qualche donna all'anno, le donne italiane sono meglio di Wonder Woman.
E infatti la Spinelli corregge il tiro, e parla di "prima causa di uccisione", come a voler sottintendere -ma senza il coraggio di dirlo apertamente- che si tratta di morti non naturali ma violente. Il che sposta un pochino i termini del problema.

Orbene, è fatto notorio che in Italia muoiano ogni anno circa 6.000 persone quali vittime della strada: che è effettivamente un morire violento. E' presumibile che la fascia di età tra 16 e 44 anni sia quella in cui si guida e si viaggia di più, e che quindi le vittime in tale range anagrafico siano la metà del totale. Ma ammettiamo pure che vi siano legioni di attempate zitelle che amano suicidarsi scontrando tra loro le proprie utilitarie, e che quindi nella fascia di età le vittime siano 1.500: la metà della metà del totale.
Di queste 1.500 persone, la metà dovrebbero essere donne. Diciamo pure che in effetti le donne guidano meno, grazie al maschilismo imperante nella nostra società, e che quindi le vittime siano la metà della metà. Oh!, dimenticavo: le donne sono notoriamente più prudenti, e quindi dimezziamo un'altra volta.
Un ottavo di 1.500 fa 187, e sfido chiunque a dire che in Italia non muoiano ogni anno almeno 187 donne tra 16 e 44 anni sulle strade.
Viabilità batte femminicidio.

Quindi, avendo escluso le cause naturali e quelle violente ma colpose, non ci resta che ritenere che "uccisione" deve essere inteso come "omicidio", e pertanto la frase «la prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio» debba essere così interpretata: «la prima causa di omicidio nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio». Che sarebbe una bella tautologia, se non ci fosse poi quella parentesi: (da parte di persone conosciute).
Il problema è che (salvo nei peggiori sobborghi di Caracas o di Lagos, o in occasione di rivolte popolari e attentati terroristici), statisticamente la massima parte degli omicidi sono proprio effettuati da persone che conoscevano la vittima. Non sono molti i killer professionali, e non sono molti coloro che sono così scomodi che si arruola un killer per farli fuori. E in Italia non sono neppure molte le rapine che finiscono con il morto, badate.
In tutti gli altri casi, l'omicida conosce la vittima, e pertanto la bella frase della Spinelli ci dice semplicemente che, per nostra fortuna, l'Italia non è un sobborgo né di Lagos né di Caracas.

mercoledì 9 maggio 2012

Lo stile: se ce l'hai, ce l'hai fin da piccino, e se non ce l'hai non lo puoi certo imparare da grande


Ti costruisco la notizia

Ma perché il Corriere mette nello stesso boxino la morte per infarto di Michele Iuliano e il mattinale sui suicidi del giorno prima?
Non è questo il modo di alimentare la tesi -quella della straordinaria gravità della crisi, che sfocia in una lunga lista di morti innocenti- che il Corriere stesso (non certo da solo) ha contribuito a far nascere e continua imperterrito ad alimentare, in ispregio a qualunque verifica statistica?
Il prossimo passo sarà quello di attribuire alla crisi le stragi del sabato sera (che, detto per inciso, sembrano essersi improvvisamente interrotte). Del resto non è difficile: basterà inferire che il giovane discotecaro si sia schiantato perché distratto dalle tensioni familiari, magari raccogliendo qualche testimonianza dei vicini: «era un tanto bravo ragazzo, studioso, rispettoso... certo ultimamente lo vedevamo un po' preoccupato: sembra che le cose al padre non andassero tanto bene... e poi era arrivata da Equitalia la cartella per tassa sui rifiuti... e anche il bollo auto, maledetti».

Forse perché è solo un'invenzione di vecchie giornaliste veterofemministe.


lunedì 7 maggio 2012

Cerchi nel grano

Oggi il Corriere della Sera pubblica un articolo per dirci che nel milanese sono ricomparsi i cerchi nel grano.
Solo che non sono cerchi, sono virgole.
Anzi no, non sono virgole, ma Yod ebraici: «un segno molto potente che rappresenta il gancio che Dio ci lancia per tirarci su verso di lui»
Ma se guardate con attenzione la foto, vedete anche che non sono neppure virgole, ma forme informi. E se abitate nel milanese, rammenterete che il giorno prima ha grandinato un fottìo. E se siete di quelli che hanno fatto le elementari, rammenterete pure che la grandine danneggia i campi di grano.
Si vede che la giornalista del Corriere le elementari non le ha fatte.
Peccato per lei: ci si divertiva un mondo, all'ora della merendina.



mercoledì 2 maggio 2012

Quando è troppo è troppo

E' vero, lo confesso, in passato anche io mi sono entusiasmato per la sostituzione di Berlusconi con Mario Monti.
La situazione era grave: lo spettro della Grecia, il vecchio avvizzito con il cervello sfatto (o sfaccimmatto, se preferite).
E poi il tam tam di Repubblica, del Corriere. Insomma, ci sono cascato come un cretino.

Rivendico -come peraltro ho fatto in passato- il diritto a cambiare idea, e dico, apertamente, che prima questo governo si leverà dai coglioni e tanto meglio sarà per tutti. Meglio Alfano che Monti, a questo punto.
Lasciamo stare l'articolo 18, lasciamo stare le prese di posizione paternalistico-ideologiche, lasciamo stare l'atteggiamento a metà tra il confessore parrocchiale e la jattanza di chi crede di aver la scienza infusa, per essere stato sempre dietro una cattedra a dare voti a studenti tremebondi, e mai a sudarsene chiedendoli agli elettori, come ha fatto, per dire, Gasparri (uno che in questi giorni mi sembra un leone del pensiero politico).
Non ho accettato che un capo del governo (figuriamoci poi una ministra) mi venisse a insegnare come devo vivere, cosa devo pensare, come devo eucare i miei figli; ma l'ho sopportato.
Non ho accettato -ma ho sopportato- che mi venissero a dire che ho fatto una cazzata a comperarmi una casa e a pagare un mutuo, quando avrei dovuto starmene in affitto e mandare mio figlio a studiare all'estero (con che cazzo di soldi, signora mia, se pago meno di mutuo rispetto a quanto mi costerebbe un affitto? Questa è matematica, signora mia).
E ho masticato amaro.

Poi è arrivata la spending review, che era già una cazzata sul nascere, per i motivi che ha illustrato Uriel sul suo blog, è che è trascesa in farsa quando Bondi è partito con l'idea di raccogliere i suggerimenti dei cittadini. "Gabibbo" lo hanno già detto altri, io mi limito a divertirmi pensando a "S/N ratio".
Del resto l'idea fa il pari con la nomina di Amato a revisore del finanziamento ai partiti: roba che neppure il Male avrebbe osato mettere in copertina.

Adesso però mi hanno stracciato le palle, definitivamente e senza appello.
Una proposta di mero buon senso, quella di Alfano di compensare i crediti verso lo Stato con i debiti fiscali, è stata irrisa da Monti con parole che denotano non solo arroganza, ma anche una grande maleducazione, che mal si attaglia al suo profilino di lord inglese. L'unica cosa intelligente che avrebbe dovuto dire, il Monti, era: «avete ragione, accidenti, ma perché diavolo non l'avete fatto voi prima?» E invece no, la risposta è stata: «Vorrei iniziare con una parola di sdegno [...] né tanto meno può istigare a non pagare le tasse o istituire personali e arbitrarie compensanzioni tra crediti e debiti verso lo Stato».
Arbitrarie compensazioni? Io ti devo mille euri, tu me ne devi mille. Io posso rovinarti, bloccarti la macchina in quindici giorni, venderti la casa in tre mesi a prezzo men che simbolico, e se proprio non se la piglia nessuno me la prendo io per nulla. Tu invece non puoi far altro che aspettare che, se e quando avrò voglia, tra tre o quattro anni, ti mandi i soldini. Non puoi chiedermeli con le buone, non puoi chiedermeli con le cattive, anche se io stesso ti ho riconosciuto che ne hai diritto. Ma io so' io, e tu non sei un cazzo.
Ecco: questo è l'atteggiamento dello Stato; e una proposta tesa a riportare lo Stato un pochino più al livello del cittadino sarebbe, secondo il capo del governo, una "arbitraria compensazione"? Forse il soggiorno in Piazza Colonna gli ha montato un po' la testa.

Torni a casa, Prof. Monti, e presto! Ne va della Sua salute.

 

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