martedì 3 marzo 2009

Tremonti Bond /3

(segue da qui)
Ora che abbiamo cominciato a capire un pochino come funziona lo stato patrimoniale, riprendiamo l'esempio della Banca Aggressiva che avevamo fatto nella prima puntata.
Se ben ricordate, avevamo visto l'andamento delle cose dal punto di vista economico, vale a dire analizzando costi e ricavi per vedere se avevamo creato o perso ricchezza. Anche in questo caso possiamo disegnare una tabella, che in termini bilancistici si chiama conto economico: compiliamo i due esempi, sia nel caso in cui le cose vadano bene che in quello in cui vadano male.

Conto economico
ricavi (interessi attivi)100.000
costi (interessi passivi)-76.000
utile24.000
Conto economico
ricavi (interessi attivi)100.000
costi (interessi passivi)-76.000
perdite su crediti-40.000
utile-16.000
Notate che nell'esempio della prima puntata avevamo detto che i ricavi erano di € 60.000, ma in effetti era una semplificazione, in quanto con tutta probabilità avremmo dovuto incassare € 100.000 di interessi (o magari un po' meno, dato che il cliente saltato certo non ci ha pagato gli interessi), mentre gli €40.000 persi sono di capitale. Nel secondo modello di conto economico ciò viene evidenziato.
A questo punto proviamo a vedere come questo si riflette dal punto di vista patrimoniale anziché economico: preoccupiamoci cioé di analizzare la situazione non tanto per come creiamo valore, bensì per come varia il nostro patrimonio. La situazione di partenza è la seguente:
AttivoPassivo
denaro prestato
(crediti verso clienti)
2.000.000patrimonio100.000
denaro preso in prestito
(debiti verso terzi)
1.900.000
Vediamo ora cosa succede quando ci salta il cliente dei 40.000 euro: per non complicarci la vita con gli interessi, supponiamo che ciò succeda il 1° gennaio, quando ancora non sono maturati né interessi attivi né passivi:
AttivoPassivo
denaro prestato
(crediti verso clienti)
1.960.000patrimonio60.000
denaro preso in prestito
(debiti verso terzi)
1.900.000
Da questo esempio capiamo (o perlomeno si dovrebbe capire, se fosse spiegato decorosamente ;-) che il rischio è contenuto nell'attivo, e che tale rischio al passivo si ripercuote tutto sul patrimonio, che fa da un po' da cuscinetto: lo "assorbe" prima che si ripercuota sul debito. Proviamo un po' ad immaginare cosa succederebbe se le cose andassero *veramente* male, e anziché saltarci un cliente da € 40.000 ce ne saltassero quattro tutti insieme, per complessivi € 160.000:
AttivoPassivo
denaro prestato
(crediti verso clienti)
1.840.000patrimonio0
denaro preso in prestito
(debiti verso terzi)
1.840.000
Ma se ci pensiamo non è possibile, dato che i nostri correntisti i soldi li vogliono indietro, e tutti! Quindi lo schema corretto è:
AttivoPassivo
denaro prestato
(crediti verso clienti)
1.840.000patrimonio-60.000
denaro preso in prestito
(debiti verso terzi)
1.900.000

Abbiamo un patrimonio negativo, situazione che ha due vie d'uscita: o i soci (gli azionisti) mettono mano al portafoglio e tirano fuori altri soldi, o si portano i libri contabili in Tribunale e ci penserà il curatore fallimentare a pagare i creditori.

Rammenterete che nella prima puntata avevamo detto che la leva finanziaria (vale a dire il rapporto tra debito e patrimonio) aumentava il rendimento del patrimonio ma anche i rischi. Dall'esempio abbiamo però visto che quello che è rischioso è l'attivo, non il passivo: pagare i debiti infatti è una triste certezza, mentre essere pagati dai nostri creditori è un mero auspicio.
Possiamo quindi dire che la solidità della struttura patrimoniale (l'inverso del rischio, quindi) può essere misurata dal rapporto tra patrimonio e attivo: nel caso della nostra Banca Aggressiva, all'inizio tale coefficiente era pari al 5% [100.000/2.000.000]; successivamente scende a poco più del 3% [60.000/1.960.000], e successivamente diventa addirittura negativo.
Come avevamo visto, l'Autorità di Vigilanza (la Banca d'Italia) vigila sulle Banche non tanto per salvaguardare gli azionisti (a ciò avrebbe dovuto pensare la CONSOB, prima delle ultime riforme) bensì per salvaguardare i creditori delle Banche stesse: pertanto quello che interessa alla Banca d'Italia non è tanto la leva finanziaria, che d'ora in poi dimenticheremo, quanto il rapporto che abbiamo appena visto tra patrimonio e (semplifichiamo, per ora) attivo, che non a caso viene detto coefficiente di solvibilità: e infatti la normativa di Vigilanza prevede che ciascuna banca debba mantanere costantemente un requisito minimo di patrimonializzazione, facendo sì che il coefficiente di solvibilità non scenda mai al di sotto dell'8%.

Proviamo ora a complicare un po' le cose: Qual è la banca più rischiosa, tra queste due (o, se preferite, qual è la più solida?

Banca Prima
AttivoPassivo
crediti verso clienti2.000.000patrimonio100.000
denaro preso in prestito
(debiti verso terzi)
1.900.000
Banca Seconda
AttivoPassivo
crediti verso clienti2.000.000patrimonio100.000
contanti1.000.000debiti verso terzi2.900.000


(continua)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Adesso capisco perché l'economia non mi appassiona. E comunque è più facile la fisica quantistica. :-)

Grazie per queste lezioni. Le terrò nel cassetto per quando aprirò una mia attività economica.

ciao
nicola.

Billy Pilgrim ha detto...

Possiamo quindi dire che il rischio può essere misurato dal rapporto tra patrimonio e attivo: nel caso della nostra Banca Aggressiva, all'inizio tale coefficiente era pari al 5% [100.000/2.000.000]; successivamente scende a poco più del 3% [60.000/1.960.000], e successivamente diventa addirittura negativo.

Uhm, io direi che per rendere più comprensibile il 'rischio', si debba utilizzare la formula: 1 - (patrimonio/attivo).
Cioè, il rischio per la società al momento di prestiti zero è del 95%; al momento del primo prestito non restituito è salito al 97% (e non, come sembrerebbe dal tuo esempio, sceso al 3%).
No?

m.fisk ha detto...

Hai perfettamente ragione: volevo esprimere il concetto che la rischiosità è inversamente correlata al coefficiente patrimoniale di vigilanza, ma mi è rimasta nella tastiera la parte più importante. Per maggior chiarezza (i.e. usare meno tecnicismi possibile) ho modificato il post parlando di solidità della struttura patrimoniale.

Billy Pilgrim ha detto...

Ottima correzione, direi!
Attendo con ansia il prosieguo della serie sui Tremonti-Bond, perché sto cercando di capirne qualcosa, e il tuo approfondimento a metà tra il divulgativo e il tecnico ad oggi è il migliore che abbia trovato in Rete!
(ti ho aggiunto tra i feed :) )

 

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