Ora che abbiamo cominciato a capire un pochino come funziona lo stato patrimoniale, riprendiamo l'esempio della Banca Aggressiva che avevamo fatto nella prima puntata.
Se ben ricordate, avevamo visto l'andamento delle cose dal punto di vista economico, vale a dire analizzando costi e ricavi per vedere se avevamo creato o perso ricchezza. Anche in questo caso possiamo disegnare una tabella, che in termini bilancistici si chiama conto economico: compiliamo i due esempi, sia nel caso in cui le cose vadano bene che in quello in cui vadano male.
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A questo punto proviamo a vedere come questo si riflette dal punto di vista patrimoniale anziché economico: preoccupiamoci cioé di analizzare la situazione non tanto per come creiamo valore, bensì per come varia il nostro patrimonio. La situazione di partenza è la seguente:
Attivo | Passivo | ||
denaro prestato (crediti verso clienti) | 2.000.000 | patrimonio | 100.000 |
denaro preso in prestito (debiti verso terzi) | 1.900.000 |
Attivo | Passivo | ||
denaro prestato (crediti verso clienti) | 1.960.000 | patrimonio | 60.000 |
denaro preso in prestito (debiti verso terzi) | 1.900.000 |
Attivo | Passivo | ||
denaro prestato (crediti verso clienti) | 1.840.000 | patrimonio | 0 |
denaro preso in prestito (debiti verso terzi) | 1.840.000 |
Attivo | Passivo | ||
denaro prestato (crediti verso clienti) | 1.840.000 | patrimonio | -60.000 |
denaro preso in prestito (debiti verso terzi) | 1.900.000 |
Abbiamo un patrimonio negativo, situazione che ha due vie d'uscita: o i soci (gli azionisti) mettono mano al portafoglio e tirano fuori altri soldi, o si portano i libri contabili in Tribunale e ci penserà il curatore fallimentare a pagare i creditori.
Rammenterete che nella prima puntata avevamo detto che la leva finanziaria (vale a dire il rapporto tra debito e patrimonio) aumentava il rendimento del patrimonio ma anche i rischi. Dall'esempio abbiamo però visto che quello che è rischioso è l'attivo, non il passivo: pagare i debiti infatti è una triste certezza, mentre essere pagati dai nostri creditori è un mero auspicio.
Possiamo quindi dire che la solidità della struttura patrimoniale (l'inverso del rischio, quindi) può essere misurata dal rapporto tra patrimonio e attivo: nel caso della nostra Banca Aggressiva, all'inizio tale coefficiente era pari al 5% [100.000/2.000.000]; successivamente scende a poco più del 3% [60.000/1.960.000], e successivamente diventa addirittura negativo.
Come avevamo visto, l'Autorità di Vigilanza (la Banca d'Italia) vigila sulle Banche non tanto per salvaguardare gli azionisti (a ciò avrebbe dovuto pensare la CONSOB, prima delle ultime riforme) bensì per salvaguardare i creditori delle Banche stesse: pertanto quello che interessa alla Banca d'Italia non è tanto la leva finanziaria, che d'ora in poi dimenticheremo, quanto il rapporto che abbiamo appena visto tra patrimonio e (semplifichiamo, per ora) attivo, che non a caso viene detto coefficiente di solvibilità: e infatti la normativa di Vigilanza prevede che ciascuna banca debba mantanere costantemente un requisito minimo di patrimonializzazione, facendo sì che il coefficiente di solvibilità non scenda mai al di sotto dell'8%.
Proviamo ora a complicare un po' le cose: Qual è la banca più rischiosa, tra queste due (o, se preferite, qual è la più solida?
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(continua)
4 commenti:
Adesso capisco perché l'economia non mi appassiona. E comunque è più facile la fisica quantistica. :-)
Grazie per queste lezioni. Le terrò nel cassetto per quando aprirò una mia attività economica.
ciao
nicola.
Possiamo quindi dire che il rischio può essere misurato dal rapporto tra patrimonio e attivo: nel caso della nostra Banca Aggressiva, all'inizio tale coefficiente era pari al 5% [100.000/2.000.000]; successivamente scende a poco più del 3% [60.000/1.960.000], e successivamente diventa addirittura negativo.
Uhm, io direi che per rendere più comprensibile il 'rischio', si debba utilizzare la formula: 1 - (patrimonio/attivo).
Cioè, il rischio per la società al momento di prestiti zero è del 95%; al momento del primo prestito non restituito è salito al 97% (e non, come sembrerebbe dal tuo esempio, sceso al 3%).
No?
Hai perfettamente ragione: volevo esprimere il concetto che la rischiosità è inversamente correlata al coefficiente patrimoniale di vigilanza, ma mi è rimasta nella tastiera la parte più importante. Per maggior chiarezza (i.e. usare meno tecnicismi possibile) ho modificato il post parlando di solidità della struttura patrimoniale.
Ottima correzione, direi!
Attendo con ansia il prosieguo della serie sui Tremonti-Bond, perché sto cercando di capirne qualcosa, e il tuo approfondimento a metà tra il divulgativo e il tecnico ad oggi è il migliore che abbia trovato in Rete!
(ti ho aggiunto tra i feed :) )
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