venerdì 24 aprile 2009
Pollicino
Questa vicenda dei due tedeschi che hanno lasciato in pizzeria i figli di lei (la conosciamo tutti, ma il link ci vuole, ché domani ce ne saremo già dimenticati) mi ha molto colpito.
Ho cercato di immedesimarmi in quella donna, e una volta sento compassione per la situazione disperata nella quale si è venuta a trovare, un'altra rabbia per l'incoscienza dimostrata nel suo agire (decidere di fare un viaggio al mare in Italia senza soldi e vestiti), un'altra ancora pietà per quei bambini il cui maggiore, di sei anni, non riesco a immaginarmi in quali condizioni abbia finora vissuto.
Mi chiedo anche che persona sia la nonna dei piccoli, a cui adesso i bambini verranno affidati, e perché finora non avesse fatto nulla (ma non è un giudizio, il mio: è pure possibilissimo che fosse la figlia a non permetterle di avvicinarsi).
Sono considerazioni abbastanza comuni: credo che non differiranno granché dalle vostre.
Credo però che ci sia una cosa che fa sì che la notizia abbia avuto un risalto particolare e forse è uno dei motivi per cui mi ha colpito: il fatto che si tratti di una famiglia tedesca.
Ormai tutto il mondo è paese, per cui non c'è nulla di strano che anche i tedeschi possano trovarsi in condizioni di miseria e disperazione; ma nel nostro inconscio (nel mio, almeno) la Germania ha pur sempre una connotazione di solidità e benessere che dura fatica svanire.
Credo che se la vicenda fosse capitata a una coppia di italiani, o di americani, il senso di disagio sarebbe stato diverso, inferiore. Si tratta, ripeto, di una sensazione totalmente irrazionale: voi la condividete?
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3 commenti:
Sì. Anche perché avevo visto su Report, qualche settimana fa, dell'assegno che ogni donna prende dallo Stato per ognuno dei figli che mantiene, e mi pareva un assegno consistente: non da diventarci ricchi, ma da sopravviverci senz'altro. E però, evidentemente, qualcosa non ha funzionato nemmeno lì.
C'è un po' di tutto: una famiglia già lacerata da un dramma precedente, una madre giovane incosciente ed irresponsabile, ma umanamente preoccupata per i figli, il nuovo compagno apparentemente distaccato. Poi c'è, per il lettore, la pena per quelle piccole creature (uniche vere vittime innocenti), l'ira verso gli irresponsabili (e due) genitori, la comprensione per il momento economico difficile e, sottile, lontano, strisciante, quasi inconscio, ma presente, l'incubo che l'improvviso stravolgimento della propria vita (perdita del lavoro, perdita della casa, morte o malattia invalidante) possa portare una famiglia allo sconquasso. Ti pare incredibile che possa accadere, soprattutto in una famiglia "Tedesca", ma invece è la realtà, ed i timori inconsci affiorano minacciosi. Speriamo che finisca bene almeno per i bimbi, che i servizi sociali tedeschi siano di buon cuore e che gli eventuali affidatari (nonni?) sappiano crescere con amore questi piccoli. Che pena, però.
Saluti.
Fa un'impressione feroce. C'e' la tragedia di una morte di un quarto figlio. 24 anni, tre figli. La responsabilita' te la fai con il tempo e con la testa. Se ci sono di mezzo tragedie di questa dimensione non si ha la testa e non spetta a me dare giudizi. Si tratta di appurare se prendesse o meno l'assegno statale eppure rimane il dubbio che non possa funzionare in casi del genere...
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