giovedì 30 aprile 2009

Parola per parola

Ci sono delle volte che ci si sente di sottoscrivere un pensiero parola per parola.
Questo post di Francesco Cundari vorrei averlo scritto io; dato che non l'ho fatto mi limito a riportarlo.
Il tema della selezione dei gruppi dirigenti resta però ugualmente attuale e degno di essere discusso, come attuale e di rilevante interesse pubblico è il tema della legge elettorale nazionale (con liste bloccate) e del referendum (che di quella legge aggraverebbe tutti i difetti). E’ la questione centrale della democrazia: chi e come seleziona i gruppi dirigenti. Un filo comune conduce infatti dai partiti personali alle liste bloccate, dalle liste bloccate alle candidature improbabili, a un Parlamento muto, a una democrazia bloccata. Bloccata in uno scontro tra due leader indiscussi e indiscutibili – quando ce ne siano almeno due – a capo di due partiti-coalizione tenuti insieme esclusivamente da loro, e dove pertanto potrebbero fare più o meno quello che preferiscono. Con il comprensibile desiderio di trasferire questo modello alle istituzioni: il governo – o meglio, il capo del governo – a decidere, e il Parlamento, composto a quel punto pressoché interamente di vallette e valletti da lui personalmente nominati, a ratificare senza tante storie (proprio come i loro partiti).
E’ uno spettacolo che in buona parte si è già svolto sotto i nostri occhi. Il problema non è dunque la valletta che passi direttamente dagli studi televisivi alle aule del Parlamento, ma il crescente numero di servizievoli valletti che già circondano il capo, in tutti i partiti e in tutti i gruppi parlamentari. Questo è oggi il vero problema democratico. Non se un deputato o un ministro, prima di essere eletto, facesse la velina. Ma che lo faccia dopo.

Mi piace notare che non si fa cenno a Berlusconi: il cesarismo non è un problema legato alla statura morale della persona che volta a volta incarna il ruolo di Cesare, bensì della forma di Stato e di governo. La statura politica di Bonaparte era indiscutibilmente sueriore a quella di Berlusconi e pure a quella di tutti i politici della seconda e pure della prima repubblica; ma ciò non toglie che il bonapartismo non avesse niente a che spartire con la democrazia.
Se al posto di Berlusconi ci fosse Fini o Maroni, sarebbe la stessa cosa. Se ci fosse Casini, pure. E se ci fosse Franceschini (o Veltroni, per gli amanti dello spanking, o Prodi per i nostalgici, o perfino Enrico Berlinguer), pure.

Una democrazia con un solo uomo al comando, sia pur per cinque anni, altro non è che una dittatura della demagogia e del populismo; e allora, forse forse, è meglio una dittatura vera: di quelle con OVRA e MVSN, ché almeno ciascuno sa che cosa ha di fronte. Del resto a Fouché ci stiamo già arrivando.

Nessun commento:

 

legalese
Il contenuto di questo sito è rilasciato con la seguente licenza:
- ognuno può farne quel che gli pare
- l'eventuale citazione del nome dell'autore e/o del blog è lasciata alla buona educazione di ciascuno